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Pasqua di passione per gli agricoltori aretini: perso il 50% di raccolto di pesche

Dai falò nella Valdicornia agli impianti antibrina della Valdichiana. Segnalazioni di danni dal Mugello alla Lunigiana, dall’Isola d’Elba alla maremma e dall’aretino

E’ stato un ponte pasquale tutt’altro che sereno per gli agricoltori che hanno trascorso i giorni di festa a vegliare su frutteti e vigneti colpiti dall’abbassamento repentino delle temperature, in alcune zone arrivate fino a – 6 gradi, e da violente grandinate. Chilometri percorsi avanti ed indietro nella speranza di non perdere il prossimo raccolto. A fornire un primo bilancio degli effetti della gelata tardiva degli scorsi giorni e delle violente grandinate di sabato sulla regione è Coldiretti Toscana.

In provincia di Arezzo il maggior danno al momento sembra riguardare la produzione di pesche che a causa del freddo ha perso almeno il 50%. Ma gli aretini non sono soli a leccarsi le ferite. Nel Mugello oltre venti ettari di piante di kiwi sono stati “bruciate” dal freddo, per non dimenicare i vigneti eroici dell’Isola d’Elba già in vegetazione avanzata passando per la maremma e la Lunigiana. Qui l’inverno sembra aver inghiottito la primavera. 

Per i danni da gelate Coldiretti Toscana aveva richiesto ed ottenuto dalla Regione Toscana l’attivazione della procedura con cui le aziende agricole interessate dalle gelate possono segnalare eventuali danni subiti alle coltivazioni. Si tratta di una mappatura necessaria per richiedere successivamente al Governo le misure di compensazioni in deroga per calamità climatiche.

“Stiamo raccogliendo le segnalazioni sul territorio. – spiega Coldiretti Toscana – Nei prossimi giorni, non appena riprenderà il normale ciclo vegetativo avremo un quadro reale e più completo dei danni da gelata tardiva i cui effetti destano molta preoccupazione tra le imprese. La gelata ha lambito molte aree della regione, a macchia di leopardo, mentre la grandine ha colpito la zona di costa”. 

Il brusco abbassamento della colonnina di mercurio negli scorsi giorni in molte zone della regione è arrivato dopo un inverno insolitamente caldo, con temperature superiori di 1,2 gradi alla media storica che aveva innescato il risveglio anticipato della vegetazione di piante ed alberi da frutto. Chi ha potuto difendersi dalla crollo termico lo ha fatto accedendo i falò tra i filari per riscaldare i terreni come è accaduto nella Valdicornia, gli impianti anti-brina come è successo nella Valdichiana o con la tecnica delle potature tardive per “rimandare” la fase vegetativa ma nulla hanno potuto gli agricoltori contro chicchi di grandine grandi come noccioline. La grandine ha spezzato i germogli e compresso parte dei futuri raccolti. Danni si registrano anche alle coltivazioni orticole in pieno campo.

Anche dove gli agricoltori hanno affrontato i costi dell’assicurazione il danno rimane comunque pesante per la presenza di franchigie attorno al 30%. Una vera e propria calamità che colpisce le colture già stressate dalla siccità della scorsa estate: uno scenario che si preannuncia complicato anche nei prossimi mesi come confermato dall’Autorità di Bacino che ha mantenuto lo stato di allerta idrica media.

"I raccolti – spiega Coldiretti Toscana – sono sempre più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici che nell’ultimo anno hanno causato danni e messo a rischio la sopravvivenza delle imprese agricole. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude Coldiretti Toscana – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne."

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