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Caso Orlandi, Domenico Giani parla per la prima volta: "Ho sempre rispettato la legge"

L'ex comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, aretino, dice: "mio nome non è spuntato da niente se non dalle attività istituzionali che ho compiuto per quarant’anni a servizio della Repubblica Italiana e della Santa sede"

"Parlo per la prima volta, lo trovo doveroso. Ho sempre rispettato le regole e le leggi. E sono stato fedele alla Repubblica italiana e al servizio della Santa Sede". A proposito del caso di Emanuela Orlandi - e in particolare in relazione all'articolo pubblicato stamattina da ArezzoNotizie sulle ultime dichiarazioni del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, ci scrive oggi Domenico Giani, l'ex comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano e attuale presidente della Misericordie d'Italia e di Eni Foundation. Giani puntualizza alcuni passaggi dell'articolo, spiegando l'iniziale silenzio sulla vicenda con l'aver "conservato da decenni uno stile di riservatezza che è quello istituzionale, del non intervenire su questioni oggetto di indagini e su quanto attiene il mio servizio". Sull'indagine ora dice: "Trovo doveroso intervenire, e lo faccio per la prima volta". Aggiungendo: "Il mio nome non è spuntato da niente se non dalle attività istituzionali che ho compiuto per quarant’anni a servizio della Repubblica italiana e della Santa Sede".

La lettera di Domenico Giani ad ArezzoNotizie

Gentile direttore, le scrivo in relazione all’articolo apparso quest’oggi, soprattutto al titolo che introduce il pezzo. Da antico ed assiduo lettore del suo giornale, così come da aretino affezionato alla mia città e ai miei concittadini, trovo doveroso intervenire, e lo faccio per la prima volta e solo perché trattasi appunto di un sito di informazioni online ampiamente seguito e personalmente ritenuto serio. Mentre ArezzoNotizie ha dato una parziale notizia dell’importante riconoscimento che mi è stato consegnato pochi giorni fa con la concessione da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella della medaglia al valore della salute pubblica, conferita alla Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia, di cui sono presidente nazionale, trovo oggi, non tanto il contenuto dell’articolo quanto appunto il titolo dello stesso, assolutamente insidioso e suscettibile di chissà quali sospetti utilizzando l’espressione “spunta” il nome. In verità la giornalista Frulli (autrice dell'articolo, ndr) mi aveva cercato per un’intervista ma avendo conservato da decenni uno stile di riservatezza che è quello istituzionale, del non intervenire su questioni oggetto di indagini e su quanto attiene il mio servizio, ho cortesemente, ringraziando, declinato l’invito. Mi corre ora l’obbligo però di informarla che il mio nome non è spuntato da niente se non dalle attività istituzionali che ho compiuto per quarant’anni a servizio della Repubblica Italiana e della Santa sede. Rispettoso delle regole, delle leggi, e fedele al giuramento alla Repubblica italiana e al servizio alla Santa Sede.

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