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Lunedì, 29 Aprile 2024
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“Femminicidi e violenze di gruppo: non c’è più tempo, è un orrore senza fine"

Così la presidente della commissione pari opportunità della Regione Toscana Francesca Basanieri interviene a seguito degli ultimi episodi di violenza sulle donne ma anche per stigmatizzare sentenze di assoluzione per uomini violenti

 “Non c’è più tempo, è un orrore senza fine. Femminicidi e violenze di gruppo non sono più episodi isolati, eventi da considerare eccezionali. Questa è una vera e propria mattanza, una decimazione continua del genere femminile”. Così la presidente della commissione pari opportunità della Regione Toscana Francesca Basanieri interviene a seguito degli ultimi episodi di violenza sulle donne ma anche per stigmatizzare sentenze di assoluzione per uomini violenti.

“Lavoriamo ogni giorno per costruire la parità tra uomini e donne” continua la presidente citando il lavoro di tutta la commissione regionale. “Eppure – aggiunge - sta diventando una sfida amara e dolorosa perché ci sentiamo ancor di più responsabili di quello che succede ad ogni donna ogni giorno e pensiamo che quello che stiamo facendo, assieme alle numerose iniziative e risorse che la nostra Regione sta mettendo in campo, sia ancora troppo poco per fermare questa barbarie”.

“Ormai non c’è più tempo” incalza Basanieri. “Non possiamo più parlare di episodi sporadici. La cronaca delle ultime, ignobili, aggressioni a giovanissime, sono la dimostrazione più eclatante. L'orrore delle violenze e delle parole che le accompagnano sono ormai impossibili da sopportare. Negli episodi delle ultime settimane è venuta fuori una disumanità affettiva, un’interpretazione dei rapporti tra uomini e donne deviata e piena di una cultura machista e patriarcale che non pensavamo fosse così forte e radicata soprattutto negli adolescenti”. La frase “eravamo cento cani sopra una gatta ma la carne è carne” sembra detta da uno dei ragazzi, minorenne, nello stupro di gruppo di Palermo “ci sbatte in faccia, come uno schiaffo, il fallimento di una società che non è stata in grado di insegnare ai suoi ragazzi la parità tra uomini e donne, di far capire che le donne non sono un oggetto di possesso, un essere inferiore da poter utilizzare a proprio piacimento e che le relazioni di amore, di affetto, sessuali devono avere alla base il rispetto e soprattutto il consenso pieno e inequivocabile” afferma decisa la presidente.

“Eugenia Roccella, ministro per la famiglia, la genitorialità e le pari opportunità ha dichiarato che la scuola è assolutamente centrale in qualsiasi strategia antiviolenza e che sarebbe importante che il tema entrasse stabilmente nell’educazione civica” continua Basanieri. “Siamo pienamente d’accordo e speriamo che questa iniziativa sia presa già per l’anno scolastico che sta per avviarsi con un decreto d’urgenza. Sarebbe un bel segnale. Da parte nostra faremo il possibile per proseguire con le tante iniziative che in Regione Toscana hanno visto le scuole protagoniste di momenti di riflessione e sensibilizzazione su questi temi”.

“Diciamo sempre che non dobbiamo abbassare la guardia, è troppo poco. Ormai ci dobbiamo sentire tutte e tutti responsabili del prossimo femminicidio. Per questo lavoreremo non solo con le scuole e le famiglie fin dai primi mille giorni di vita ma abbiamo progettato momenti di sensibilizzazione nel mondo dell’associazionismo e nel mondo del lavoro perché tutti possano diventare ‘guardiani’ della libertà delle donne”.

“Questo – spiega la presidente della commissione pari opportunità della Toscana - perché è certamente corretto e non più procrastinabile costruire una cultura di parità lavorando con gli studenti e le studentesse ma sappiamo che è un processo che ha bisogno di tempo mentre noi abbiamo la necessità oggi di modificare la cultura legata alla percezione delle donne e del loro corpo”. “Dobbiamo – aggiunge - fare in modo che ci sia nell’opinione pubblica una maggiore attenzione a tutte le manifestazioni di maschilismo e discriminazione. È colpa nostra se non protestiamo per una pubblicità stereotipata, se lasciamo passare una battuta sessista, se minimizziamo una pacca sul sedere in diretta tv o una palese discriminazione nel mondo del lavoro. Su tutti gli episodi di violenza contro le donne dobbiamo essere tutti e tutte pronti a reagire e ribellarci. Solo in questo modo invertiremo la tendenza e faremo in modo che ad essere stigmatizzate non siano più le vittime ma i loro carnefici”.

“Non è più il tempo di lasciar perdere” prosegue Basanieri. “Lo vediamo anche nelle sentenze di assoluzione che ci sono state negli ultimi mesi: sentenze sempre a discolpa dei violentatori, per i quali si trovano attenuanti e giustificazioni (la “palpata sotto i dieci secondi non è reato”). Le sentenze si rispettano, certamente, ma le motivazioni possono essere discusse. Nelle motivazioni è sempre la donna a doversi giustificare. Perché ha atteggiamenti provocatori, perché ‘è complessata’ o per come è vestita, perché ha bevuto o perché mesi prima ha avuto un rapporto con uno dei suoi aguzzini”. “Addirittura perché nel raccontare quello che le è successo si è contraddetta, come se l’essere violentata possa essere equiparato al furto di una borsetta per cui il racconto deve essere oggettivo e asettico. Si cercano sempre attenuanti per gli uomini, come, ad esempio, l’errata percezione del consenso da parte dei ragazzi nello stupro di gruppo della Fortezza da Basso (ovvero i ragazzi non hanno ben compreso lo “smettetela” ripetutamente urlato dalla vittima) e mai si cerca di credere, subito, in maniera netta e convinta, senza dubbi di sorta alle donne che denunciano” afferma la presidente che esorta: “Non possiamo più ignorare che chi si occupa di reati di violenza contro le donne ed è chiamato a giudicare vittime e colpevoli deve avere una formazione adeguata e specializzata su questi temi. Per questo, grazie all’aiuto prezioso di magistrati esperti e dell’Università di Firenze stiamo già lavorando ad una proposta di formazione capace di scardinare stereotipi e pregiudizi sessisti che si nascondono ancora in tutti i meandri della società ma che sono più pericolosi lì dove le vittime dovrebbero essere protette e difese e non ulteriormente offese e violate”.

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