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Il caso

"Via il segreto dagli atti della commissione d'inchiesta su Banca Etruria", appello dei risparmiatori a Fico e Casellati

Secondo gli aretini costituitisi parte civile nei procedimenti giudiziari, le parti secretate potrebbero chiarire importanti aspetti che sono stati affrontati nei quattro processi sul crac di Banca Etruria

"Desecretate gli atti della commissione parlamentare d'inchiesta su Banca Etruria", è questo l'appello che un gruppo di risparmiatori aretini lancia ai presidenti delle Camere Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. Tra loro anche Angelo Caramazza e altri due aretini - tutti rappresentati dall'avvocato Lorenza Calvanese - che da cinque anni seguono ogni udienza dei procedimenti giudiziari scaturiti dal crac di Banca Etruria. Quattro processi di primo grado, uno d'appello: filoni diversi che i risparmiatori non hanno mai perso di vista. Anche oggi erano al tribunale di Arezzo, dove si sta celebrando il procedimento sulle consulenze d'oro: un filone che vede 14 imputati accusati di aver affidato incarichi per un valore di 4 milioni di euro a società specializzate per valutare, analizzare e poi avviare il processo di fusione con un istituto di elevato standing per evitare il crac. 

"Adesso - spiegano - vogliamo arrivare alla verità, quella che va al di là degli aspetti processuali. Ma per farlo è necessario che quanto emerso dalle audizioni della commissione d'inchiesta secretate venga reso accessibile".

Al momento non è possibile per loro, che si sono costituiti parte civile in più procedimenti, accedere a queste trascrizioni e nemmeno ai documenti secretati. Nonostante la banca aretina non esista più e nonostante siano state pronunciate le prime condanne. 

"Le conseguenze del crac però ci sono - affermano - per questo c'è ancora bisogno di fare chiarezza". 

Gli aretini si riferiscono in particolare ai resoconti delle testimonianze rilasciate di fronte alla commissione da personaggi di spicco di Consob e Banca d'Italia. Perché alcune parti secretate avrebbero impedito di chiarire in sede processuale alcuni aspetti ritenuti determinanti dalle parti civili. 

"Ci riferiamo ad esempio alla testimonianza di Giuseppe Vegas, ex direttore generale di Consob, durante il processo per il falso in prospetto. Ad alcune domande non potè rispondere perché l'argomento era secretato: abbiamo quindi perso un'importante occasione per accertare cosa accadde". 

Gli aretini puntano il dito sul "buco" di circa cinque minuti presente nel resoconto, nel quale Vegas parlò del prospetto sulla valutazione del rischio destinato ai risparmiatori. Fu l'audizione in cui fu tirata in ballo la figura di Maria Elena Boschi. "Desecretare quelle parole potrebbe chiarire se ci fu o meno un legame con la politica", affermano i risparmiatori. 

Un aspetto questo di non poco conto, che nelle aule del tribunale di Arezzo è stato introdotto dalla parte civile, e che è stato oggetto proprio oggi anche di un'arringa difensiva. L'avvocato Alessandro Traversi ha infatti messo a confronto le sorti di Mps con quelle di Banca Etruria, affermando che mentre per l'una ci sarebbero state "coperture politiche di cui Arezzo non ha goduto", per l'altra è stata notevole la disparità di trattamento". Un aspetto questo che secondo Caramazza e gli altri risparmiatori potrebbe essere chiarito da quanto detto in commissione d'inchiesta parlamentare. 

Ma quelle parole non sarebbero accessibili né a loro né al loro legale. 

"Quegli atti e quei documenti sono custoditi in Senato - spiegano -, vigila su di loro la Guardia di Finanza. Per questo abbiamo deciso di rivolgerci ai due presidenti delle Camere, nella speranza di essere ascoltati. Dopo cinque anni di processi è doveroso nei confronti nostri e di tutti i risparmiatori che vengano dissecretati gli atti che riguardano l'istituto aretino. Perché non ci accontentiamo solo della verità processuale". 

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