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Il caso

"La satira non è diffamazione", pm chiede di assolvere lo Sgargabonzi per le frasi su Piera Maggio

Oggi al tribunale di Arezzo la requisitoria della pubblica accusa. Verso la sentenza

Anche la pm ha chiesto l'assoluzione per Sgargabonzi, lo scrittore aretino (al secolo Alessandro Gori) che è accusato di diffamazione nei confronti di Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone. Si è celebrata oggi una nuova udienza sul caso che ha sollevato un intenso dibattito a livello nazionale sulla libertà di espressione. "Le parole usate sui social - ha pronunciato la pm Michela Rossi - a nostro avviso non costituiscono diffamazione, ma rientrano nella sfera della satira. Per questo chiedo che l'imputato venga assolto perché il fatto non sussiste". 

La sentenza sarà pronunciata il prossimo 20 dicembre dalla giudice Isa Salerno. Oggi, in aula, il legale dell'imputato, Niki Rappuoli, ha rinunciato ad ascoltare l'ultimo testimone (il professor Simonetti) ma ha depositato una articolata memoria che ripercorre la vicenda e nella quale Gori spiega il senso delle frasi postate sui social. 

La vicenda

La vicenda risale al 2014, quando ricorrevano i 10 anni della scomparsa della piccola Denise. La mamma Piera continuava la sua battaglia per non fermare le ricerche anche lanciando appelli in vari programmi televisivi. L'artista aretino aveva in programma proprio quella estate uno spettacolo: nella locandina promozionale e sui suoi canali social utilizzò frasi che coinvolgevano la mamma di Mazara del Vallo.

"La satira dell'artista - spiega il legale - non era rivolta verso questa mamma e tanto meno verso la bambina, piuttosto era una critica al sistema mediatico che spettacolarizza questi casi di cronaca e strumentalizza il dolore delle famiglie". 

Motivazioni che l'artista aveva spiegato poco tempo dopo la vicenda sul proprio blog (che adesso è chiuso), nel quale si scusava con Piera Maggio e spiegava che le sue battute erano rivolte al "circo mediatico" fin da subito, e per anni, aveva approfittato della drammatica vicenda.

Le parole dei post

Al centro del procedimento le parole con cui è stato presentato uno spettacolo, mai andato in scena, di satira nera. Parole che hanno però ferito Piera Maggio, tanto da spingerla a denunciare per diffamazione l'aretino. L'artista è autore di libri in stile black humor satirical e di spettacoli di cabaret. 

Due le frasi portate in tribunale.  La prima: "Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto dello spot Lerdammer". La seconda: "Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bambina scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: …E non voglio più vedere quel faccino triste. Non mi aspetto un encomio per questo. È una goccia nel mare, certo. Ma gocciolina accanto a gocciolina..". E poi la locandina: "Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal – Giovanni Falcone: il Renato Rascel dell’antimafia?".

Frasi che anche la pm oggi ha ritenuto "non offensive" visto il contesto spiegato in aula dall'imputato. Adesso l'ultima parola spetta al giudice.

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