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Il caso

Caso Sgargabonzi, dalle aule di tribunale alle pagine culturali: è dibattito sulla libertà d'espressione. Oggi l'autore in aula

L'artista aretino, a processo per diffamazione per un suo post in cui parlava del suo nuovo spettacolo, citando Denise Pipitone

Da un lato lo humor nero di un artista aretino, lo Sgargabonzi, dall'altro il dolore di una madre, Piera Maggio, per la scomparsa della figlia, la piccola Denise Pipitone. Nel mezzo un procedimento giudiziario per diffamazione, intentato dalla donna nei confronti del comico, ma anche un intenso dibattito sulla libertà di espressione che sta coinvolgendo molti intellettuali italiani. E' ormai un caso non solo giudiziario quello che verrà dibattuto quest'oggi nelle aule del tribunale di Arezzo. 

E nei prossimi giorni di fronte al fiudice Isa Salerno sarà ascoltato l'imputato che racconterà la sua verità. Difeso dal legale Niki Rappuoli, l'aretino spiegherà il motivo per il quale nel suo spettacolo - mai andato in scena ad Arezzo, in quanto annullato all'ultimo momento - si parlava della vicenda. Era il 2014, da 10 anni la piccola Denise era scomparsa e la mamma Piera continuava la sua battaglia per non fermare le ricerche e per fare chiarezza su quanto accaduto anche tramite i palinsesti televisivi. "La satira dell'artista - spiaga il legale - non era rivolta verso questa mamma e tantomeno verso la bambina, piuttosto era una critica al sistema mediatico che spettacolarizza questi casi di cronaca e strumentalizza il dolore delle famiglie". 

Motivazioni che l'artista aveva spiegato poco tempo dopo la vicenda sul proprio blog (che adesso è chiuso), nel quale si scusava con Piera Maggio e spiegava che le sue battute erano rivolte al "circo mediatico" fin da subito, e per anni, aveva approfittato della drammatica vicenda.

Proprio in questi giorni, sul caso sono usciti articoli su testate come Il Post, Linkiesta, Domani (Christian Raimo), Dagospia che si chiedono se si possano imporre limiti allo humor nero, se un autore non possa esprimersi come ha fatto lo Sgargabonzi senza rischiare che la sua ironia sarcastica possa essere accusata di diffamazione. Il clima è quello di attesa: non solo per l'imputato, ma per coloro che vedono a rischio la libertà d'espressione. E la sensazione è che quella pronunciata dal tribunale di Arezzo possa essere una sentenza che costituirà un importante precedente, sia in caso di assoluzione sia in caso di condanna. 

Lo spettacolo mai andato in scena

Al centro del procedimento ci sono le parole utilizzate per presentare uno spettacolo di satira "nera" mai andato in scena che ha portato Piera Maggio a denunciare per diffamanzione lo Sgargabonzi.  L'artista aretino di  43 anni, è autore di libri in stile black humor satirical e di spettacoli di cabaret. E proprio i post di presentazione di uno di questi spettacoli, che sarebbe dovuto andare in scena al Circolo Aurora, in piazza Sant'Agostino, nell'estate del 2014, hanno ferito particolaramente la madre di Mazara del Vallo. 

Due le frasi portate in tribunale.  La prima: "Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto del spot Lerdammer". La seconda: "Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bambina scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: …E non voglio più vedere quel faccino triste. Non mi aspetto un encomio per questo. È una goccia nel mare, certo. Ma gocciolina accanto a gocciolina..". E poi la locandina: "Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal – Giovanni Falcone: il Renato Rascel dell’antimafia?".

A dieci anni dalla scomparsa della bimba, l'aretino aveva scritto e condiviso sui social delle battute che ruotavano attorno alla figura della mamma siciliana che mediaticamente si era molto esposta nel tentativo di ritrovare la figlia. 

Oggi l'artista parlerà di fronte al giudice per spiegare quali erano le sue intenzioni e il perché dell'utilizzo di quelle parole.  Rischia una condanna da sei mesi a tre anni.

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