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Cronaca

Morti all'archivio di Stato, colpo di scena. "Accertamenti del ministero: Bruni e Bagni inconsapevoli dei rischi"

Le affermazioni dell'ex direttore generale degli Archivi presso il ministero della Cultura chiamato a deporre dalla procura

Colpo di scena in aula nel processo per la tragedia dell'Archivio di Stato. A quattro anni dal terribile evento nel quale persero la vita Piero Bruni e Filippo Bagni, asfissiati da una fuoriuscita di gas argon dall'impianto anti incendio, va avanti il procedimento giudiziario. Proprio questa mattina in aula è emerso un aspetto nuovo: il fatto che i due dipendenti sarebbero stati "inconsapevoli dei rischi corsi". Ad affermarlo è stato un teste chiamato dalla procura, Gino Famiglietti, che all'epoca dei fatti era direttore generale degli Archivi presso il ministero dei Beni culturali. Una testimonianza di peso, visto il ruolo di Famiglietti e soprattutto viste le dichiarazioni fatte in aula.

L'ex funzionario, oggi in pensione, incalzato dalle domande della pm Laura Taddei, ha spiegato che circa una settimana dopo i fatti aveva avviato una sorta di "indagine interna" per capire quali fossero state le cause della tragedia. Due funzionarie sarebbero state incaricate di svolgere le ricerche necessarie. Fu allora che venne contattata Igeam e sarebbero venuti alla luce aspetti ritenuti fondamentali: "Emerse che Igeam - ha sostenuto Famgilietti in aula - non sapeva dove fossero posizionate le bombole all'interno dell'archivio di Arezzo, che nessun addetto avrebbe fatto sopralluoghi nell'edificio e che i due dipendenti, Bagni e Bruni, non avrebbero saputo che l'argon fosse pericoloso". 

Frasi che sono piombate in aula come macigni, creando sconcerto. Affermazioni che Famiglietti ha detto di aver scritto in una lettera inviata sia all'allora ministro della cultura sia al segretario generale del ministero, che si occupava degli aspetti inerenti alla sicurezza del sistema archivistico nazionale. 

Le due funzionarie alle quali Famiglietti aveva dato l'incarico di svolgere gli accertamenti sono state inserite immediatamente nella lista dei testi della Procura e verranno ascoltate nella prossima udienza. Dovranno chiarire come arrivarono alle conclusioni che le due vittime non conoscessero i pericoli derivanti dall'argon. Stando alla deposizione dell'ex direttore generale, nei corsi di formazione che Piero e Filippo avevano seguito, non sarebbe stato fatto accenno a questo argomento. 

Sempre durante l'udienza è emerso un dato inquietante: un'indagine su 130 archivi italiani avrebbe svelato che molti avevano gravi carenze sul fronte della sicurezza. Quello di Arezzo però era tra i 40 ritenuti virtuosi, in possesso di tutte le certificazioni necessarie. Anche se dalle parole dei testi ascoltati fino ad oggi, apparirebbe una situazione ben diversa. 

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