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Cronaca

"Consulenze d'oro, un'operazione a cuore aperto per evitare il fallimento di Banca Etruria". I motivi delle assoluzioni

La sentenza è quella pronunciata lo scorso 15 giugno nell'aula Miraglia del tribunale di Arezzo dal giudice Ada Grignani. Tra gli imputati anche Pier Luigi Boschi

Non furono operazioni "manifestamente imprudenti", "né consumative di una notevole parte del patrimonio della banca", per questo gli imputati nel processo per le "consulenze d'oro" di Banca Etruria sono stati assolti. E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza depositate dal giudice Ada Grignani.

La sentenza è quella pronunciata lo scorso 15 giugno nell'aula Miraglia del tribunale di Arezzo. I 14 imputati, tra cui anche Pier Luigi Boschi (babbo di Maria Elena, che all'epoca dei fatti era vicepresidente dell'istituto di credito aretino), erano accusati di aver agito in modo sconsiderato, affidando "consulenze inutili" e "ripetitive" ad importanti advisor per valutare l'aggregazione (mai avvenuta) dell'istituto di credito con un'altra banca. Operazioni per le quali Banca Etruria, che navigava già in cattive acque, aveva sostenuto costi imponenti che portarono all'accusa di bancarotta semplice. Le consulenze avrebbero infatti gravato per circa 4 milioni di euro sul bilancio della banca. 

Ma questa cifra, si legge nelle motivazioni, non avrebbe concorso a causare o aggravare il dissesto "dato che il pm non ha mai preso in considerazione" il concorso, e che "in nessuna delle deposizioni testimoniali o nei documenti acquisiti è emerso che l'affidamento delle consulenze contestate abbia aggravato un dissesto in atto". 

Il giudice non ha accolto la tesi della procura e del legale di alcune parti civili - riportata in aula con le parole dell'ex capo della vigilanza Carmelo Barbagallo - secondo la quale "la banca non aveva nessuna intenzione di aggregarsi ma voleva solo temporeggiare e proseguire in autonomia", in quanto tale tesi "riposa solo su una impressione - che quindi non può avere cittadinanza nell'ordinamento penale - di Barbagallo". Accoglie invece quanto affermato in aula dai difensori, uno in particolare che ha definito quelle consulenze "Un'operazione a cuore aperto" eseguita "per compiere la quale - scrive il giudice - viene scelto il migliore team di esperti che lavorino in consulto tra loro in quanto si tratta di questione di 'vita' (salvataggio) o di 'morte' (fallimento) e non si può sbagliare". 

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