Ripartire dopo la delusione di giugno. Porta Santo Spirito ha analizzato, metabolizzato, assorbito la sconfitta nell'ultima Giostra, la prima con Martino Gianni dall'altra parte della barricata. Gianmaria Scortecci, due mesi e mezzo fa, lo aveva anticipato: "Sant'Andrea con lui è il quartiere favorito". Sembrava pretattica, alla luce dei fatti si è rivelata un'analisi fondata. Adesso va scritto un nuovo capitolo della storia in tutti i sensi: del Saracino, della Colombina, dei rapporti incrociati fra il vecchio maestro e due giostratori che con lui sono nati, cresciuti e diventati i più forti del lotto a suon di vittorie.

Elia Cicerchia, ex enfant prodige della manifestazione e adesso cavaliere maturo, solido, con 12 trionfi alle spalle, lo stesso talento di sempre e una scorza caratteriale più spessa, sa che domenica sarà battaglia un'altra volta: "A giugno la nostra Giostra è cambiata per questione di millimetri sul tiro di Gianmaria. Sembrava 5, l'araldo ha annunciato un 2. Poi è chiaro che Martino Gianni sposta gli equilibri, è una calamita e io lo so bene. Mi ha fatto svoltare, è stato il mio insegnante numero uno. Abbiamo un rivale più forte rispetto a prima ma noi ce la giochiamo lo stesso, anche se tutti i quartieri sono cresciuti. Aprire la piazza? Deciderà la squadra tecnica: a me piace più chiuderla, però in una edizione agguerrita come questa anche indirizzarla dalla parte giusta sarebbe stimolante. Devo dire che l'atmosfera intorno alla Giostra è particolarmente calda: la dedica della lancia ai cento anni dell'Arezzo ha convogliato due grandi passioni in un'unica direzione. Io seguo da lontano il calcio ma avverto un'attesa e una pressione incredibili. Quindi sì, vincere sarebbe ancora più bello".