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Centro permanenza e rimpatrio in Toscana, ancora un no dal consiglio regionale

Ceccarelli (Pd): “Risposta inumana e ipocrita. Sulle migrazioni servono ben altre politiche”

Il consiglio regionale ha approvato a maggioranza una mozione, proposta dal gruppo PD, che esprime “ferma contrarietà ad ogni ipotesi di realizzazione di un Cpr sul territorio regionale, nonché di estensione del periodo di permanenza all’interno degli stessi” e impegna la giunta toscana a “manifestare tale posizione di contrarietà in ogni sede utile, anche mediante un continuo confronto con le altre amministrazioni regionali”.

Respinte invece le mozioni presentate da Fratelli d’Italia (prima firmataria Elisa Tozzi) in merito all’adesione della Regione Toscana all’intesa nazionale sui migranti, e quella della Lega (prima firmataria la capogruppo Elena Meini) in merito “all’istituzione necessaria di un Cpr in Toscana”.

«Abbiamo ritenuto giusto e opportuno presentare un nuovo atto sulla questione, dopo quello già approvato nei mesi scorsi – ha detto il capogruppo Vincenzo Ceccarelli in aula presentando la mozione. Di fronte al fenomeno mondiale delle migrazioni assistiamo in Italia al fallimento della politica dei “porti chiusi” del governo Meloni. In questo quadro i Cpr rappresentano una risposta ipocrita e inumana, perché si configurano come luoghi di detenzione di persone che in grandissima parte non hanno nessun requisito per essere detenuti. Sono luoghi dove molte volte si calpestano i diritti umani e la dignità delle persone. Per questi ed altri motivi abbiamo voluto ribadire la nostra posizione e chiedere alla giunta regionale di continuare a impegnarsi nei confronti del governo nazionale sia per confermare la nostra contrarietà ai Cpr, sia nel sollecitare a porre la massima attenzione alla questione dell’integrazione socio-economica dei migranti. Il governo un po’ in sordinaha approvato un decreto flussi per l’ingresso di 450mila lavoratori migranti nei prossimi tre anni, mentre le imprese ne chiedono almeno il doppio. Anche per questo c’è bisogno di una riforma organica del quadro normativo incentrata su principi di integrazione sociale e di inclusione lavorativa dei migranti. Infine, siano recepite le istanze provenienti dagli amministratori locali dei vari territori della Toscana e dell’intero paese, volte ad evitare la realizzazione di nuovi Cpr e a proseguire con il processo di redistribuzione degli ospiti sulla base del modello della rete di accoglienza diffusa. Dire che si vogliono mandare i migranti che delinquono nei Cpr, perché non riusciremo a rimpatriarli, visto che non abbiamo gli accordi con i paesi di destinazione, è sbagliato e suona come un’ipocrisia. Nel caso, occorre rivedere il codice penale, non costruire delle carceri e chiamarli Cpr».

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