La Divina Commedia di Venturino
Dopo il "Viaggio all'Inferno" di Andrea Rauch e la trilogia del "Dantino" di Alice Rovai, il Museo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna chiude le sue celebrazioni del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri con "La Divina Commedia di Venturino": inaugurazione sabato 27 novembre alle ore 17 presso la Pinacoteca del Museo Venturi. La mostra è allestita nella Pinacoteca e nel museo Venturi e rimarrà aperta fino al 6 febbraio 2022.
La commedia di Venturino
Racconta la vulgata che il padre di Venturino Venturi, riparando in Francia con la famiglia, nel 1921, abbia portato con sé due libri: "Le avventure di Pinocchio" e la "Divina Commedia". E racconta ancora, la vulgata, che proprio su quei due libri insegnasse ai figli a leggere, e a non dimenticare, la lingua ancestrale. Di conseguenza non è certo avventato sottolineare come proprio le immagini che, nella maturità, l'artista dedicò ai due capolavori, siano tra le più significative della sua produzione. E se, come scrisse lo stesso Venturino, Pinocchio fu per lui «… il pretesto per trovare l'uomo», anche la profondità del viaggio dantesco si rilevò, più che un episodio, un "luogo" dove ricompattare in una tutte le sue anime.
Venturino ebbe un compagno d'eccezione, nel suo viaggio tra Inferno, Purgatorio e Paradiso: quel Mario Luzi, grande poeta, che lo guiderà, novello Virgilio, nei meandri della Commedia e che gli illuminerà, se mai ce ne fosse stato bisogno, un cammino che era già tutto nella sua natura stessa d'artista, che si andava, in quegli anni, dipanando tra figura e astrazione.
Le tavole della Commedia di Venturino, oli su carta di grande formato, sono, ben al di là dell'illustrazione del libro, quasi la restituzione platonica dell'idea stessa di libro. Non raccontano la storia dei tanti personaggi che si affacciano in proscenio, ma ne colgono l'essenza intima e misteriosa. Sono segni graffiati sulla carta, gesti di luce che escono dall'ombra; la vicenda terrena di Paolo e Francesca o quella del Conte Ugolino restano sullo sfondo, perché il primo piano è tutto dedicato alla pittura, che dai versi del poeta, e dal pennello dell'artista, esce fuori prepotente ed essenziale. La pittura di Venturino che, scrisse Mario Luzi «… tende a risolversi in unità d'accento, respiro, pronuncia».