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Manchester by the Sea - voto: 8/10

Il tempo. Si dice che il tempo sistemi le cose. Non sempre è così però, o meglio ancora, non per tutti o per tutte le cose è così. Lo sa bene Lee Chandler protagonista di Manchester by the Sea, terzo film scritto e diretto da Kenneth Lonergan...

Il tempo.

Si dice che il tempo sistemi le cose. Non sempre è così però, o meglio ancora, non per tutti o per tutte le cose è così.

Lo sa bene Lee Chandler protagonista di Manchester by the Sea, terzo film scritto e diretto da Kenneth Lonergan dopo l’ottimo esordio nel 2000 con Conta su di me, vincitore al Sundance, e il travagliato e sofferto Margaret uscito in due diverse versioni a causa di una lunga battaglia con la Fox Searchlight per il final cut.

Parlare di Manchester by the Sea senza rischiare di dire troppo è veramente difficile, per questo mi limiterò a scrivere solo quello che è lecito sapere prima di un'eventuale visione.

Lee Chandler (Casey Affleck) vive a Boston dove conduce una vita in solitudine tra lavoro - idraulico e tuttofare in un complesso abitativo - e serate passate spesso nel solito bar a bere birra fino quasi a perdere conoscenza.

Lee è scontroso, poco loquace e non ride quasi mai. Lascia che la vita, sua e in particolar modo quella degli altri, gli scorra accanto senza minimamente interessarsene. Abita in un buco interrato di uno dei condomini dove lavora, spoglio, stretto e poco confortevole proprio come l’esistenza di Lee.

Un giorno come un altro mentre sta ripulendo l’ingresso dalla neve e dal ghiaccio, riceve una chiamata dall’amico George: suo fratello Joe (Kyle Chandler), affetto da tempo da una patologia cardiaca, è morto.

Lee dovrà abbandonare Boston e il suo lavoro per tornare nella città natale, Manchester-by-the-Sea nel Massachusetts, per occuparsi del funerale e del nipote sedicenne Patrick, figlio di Joe, del quale scopre di essere stato nominato tutore. Lonergan racconta una storia di quelle che vogliono toccare lo spettatore nel profondo, una di quelle che abbiamo visto e sentito centinaia di volte, ma lo fa alla sua maniera, con quel suo modo sensibile ma mai patetico, originale ma mai eccessivamente sperimentale.

Con 135 minuti di pellicola usati per sondare una storia fortemente drammatica, di momenti per cadere nella trappola della lacrima facile o della soluzione più scontata ce n'erano in abbondanza, ma il regista statunitense, partendo da una sceneggiatura solida e ben scritta, evita qualsiasi scivolone grazie a numerose scene, perlopiù i riuscitissimi battibecchi tra Lee e il nipote Patrick, a volte decisamente ironiche.

Ed è proprio anche per merito di questa ironia che non ti aspetti, peraltro inserita senza alcuna forzatura ma con incredibile armonia in un contesto grondante mestizia, che tutto sembra ancora più credibile.

Durante la visione siamo così coinvolti emotivamente nella vicenda raccontata al punto di sentirci parte della cittadina. Si ha l’impressione di conoscere i protagonisti da sempre, di essere lì con loro, tra le strade della città con i suoi colori invernali. Sentiamo il vento pungente sulla faccia ogni volta che le gelide raffiche scuotono le piccole barche sul molo. Freddo come freddo è il corpo di Joe, in attesa di degna sepoltura in una cella fino a che il terreno non sarà di nuovo tenero e facile da scavare. Freddo come fredda è l’esistenza di Lee che vive costantemente distaccato da tutto e da tutti, afflitto e segnato da qualcosa che appartiene al suo passato.

Grazie al montaggio di Jennifer Lame però, la storia non ci viene raccontata in ordine cronologico ma spezzata in maniera sapiente per aumentare il coinvolgimento e l’emozione, alternando al presente del protagonista il passato con tutti i suoi fantasmi.

Il ritorno nella città natale per Lee è duro e indigeribile, i ricordi di quello che è accaduto non sembrano essere stati ammorbiditi dal tempo. Il fratello, forse l’unico che gli è sempre stato vicino, se n'è andato. Restano una manciata di amici e il nipote; la comunità e la città stessa pare rifiutarlo: tra una scazzottata nate banalmente e chi non vuole nemmeno offrirgli un lavoro.

Lee pare letteralmente vivere quello che gli resta da vivere come una sorta di punizione necessaria ed autoinflitta.

Lonergan sà bene che un dolore del genere necessita del suo tempo per essere raccontato. Senza bruciare le tappe ci accompagna così in questo percorso che non è e non sarà semplicemente la metabolizzazione di un lutto.

Veniamo catturati dalla storia della famiglia Chandler grazie anche ai suoi due interpreti principali, un mostruoso Casey Affleck e un bravissimo Lucas Hedges (il nipote), dalla prima scena fino alla sequenza finale che chiude pacatamente proprio lì, dove tutto era iniziato.

Voto: 8/10

Manchester by the Sea (USA 2016, drammatico 135')

Regia: Kenneth Lonergan

Sceneggiatura: Kenneth Lonergan

Cast: Casey Affleck, Lucas Hedges, Michelle Williams, Kyle Chandler, Kara Hayward, Gretchen Mol Film al Cinema

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