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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Su Banca Etruria l’unico affare per ora lo hanno fatto i soci di Ubi Banca

Forse la tragica telenovela della “risoluzione” di Banca Etruria e delle sue compagne di sventura è arrivata ad un passaggio decisivo: la probabile cessione ad Ubi Banca. Parliamo di cessione e non di vendita perché verrà pagato un prezzo...

Forse la tragica telenovela della “risoluzione” di Banca Etruria e delle sue compagne di sventura è arrivata ad un passaggio decisivo: la probabile cessione ad Ubi Banca. Parliamo di cessione e non di vendita perché verrà pagato un prezzo simbolico di un euro, cioè una finzione giuridica, tralasciando i denari che il sistema bancario dovrà versare nelle tre banche che compongono il pacchetto per sistemare, a quanto si dice, crediti difficilmente recuperabili ed altre cose. Più precisamente, ed accettiamo scommesse in proposito, più che il sistema bancario questi soldi li metteranno i correntisti delle banche italiane, o di una parte di esse, che in qualche modo saranno chiamati, di riffa o di raffa, a pagare il conto con aumenti di commissioni o con qualche altro mezzuccio. Il fatto che Banca Etruria trovi una sua collocazione dopo oltre due anni di incertezza è una cosa giusta. Resta da vedere quali saranno le ricadute concrete nell’arco di un paio di anni sul territorio. Purtroppo già sappiamo che Ubi Banca raccoglierà, se le raccoglierà, Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti per fare un affare e non certo per bontà d’animo, che peraltro non è una caratteristica richiesta a chi fa il mestiere di banchiere. Sappiamo già che nelle tre banche sono previsti significativi risparmi di costi, il che nel concreto non può voler dire altro che chiusura di filiali, riduzioni di personale e taglio delle forniture. Ed è bene anche sapere che nell’offerta di Ubi Banca ci sono delle condizioni che consentono alla stessa di ritirarsi, nel caso in cui certi risultati patrimoniali non siano raggiunti nei prossimi mesi. Insomma non si scherza, come è giusto che sia in queste cose. E la Borsa ha anche premiato questo atteggiamento visto che, tra il giorno di presentazione dell’offerta e quello successivo, le azioni di Ubi banca hanno avuto un aumento di valore di oltre il 18%. Che è un risultato ottimo in quanto spesso la Borsa non premia le acquisizioni e dovuto, escludendo l’improvvisa scoperta di un pozzo di petrolio in qualche filiale bergamasca, alla bontà, per Ubi Banca, dell’affare su Banca Etruria e consorelle. Tuttavia sarebbe un atteggiamento, se poi confermato alla prova dei fatti, con significative conseguenze nei territori. C’è però da dire che, sciaguratamente, la frattura di un anno fa ha cambiato le carte in tavola nel rapporto tra il territorio e Banca Etruria. Detto con tanta amarezza da chi non è minimamente rassegnato allo scippo subìto della banca, Banca Etruria ha, ed avrà, una concorrenza sempre più agguerrita che potrebbe trovare terreno fertile anche nella clientela una volta più affezionata. Così come sarebbe ingenuo pensare che la confisca del risparmio degli obbligazionisti subordinati e degli azionisti, seppur subìta per colpa delle scelte sconsiderate del governo dell’epoca, venga dimenticata molto facilmente. Ed il fatto che l’opaca operazione di “risoluzione” che è stata riservata a Banca Etruria ed alle sue consorelle, e sulla quale continuiamo a sperare che venga fatta ampia luce, sembra, e ce lo auguriamo, dover restare un unicum nella storia bancaria italiana non migliora certo lo stato d’animo. Così come non dovrebbero essere dimenticate le varie questioni in punta di diritto, tanto relative agli obbligazionisti subordinati che non verranno soddisfatti dal rimborso automatico quanto agli azionisti espropriati, che, una volta esaurite le chiacchiere della politica politicante, dovranno trovare una definizione nelle sedi proprie. Quindi non sembrerebbe essere nell’interesse degli “acquirenti”, chiunque essi saranno alla fine della fiera, di procedere con passo marziale e con gli stivali chiodati nei nostri territori, specialmente nel rapporto con il personale dipendente che, insieme al rimborso dei nostri risparmiatori espropriati, sono in questo momento gli aspetti che più ci premono. Territori già fregati due volte, la prima con il commissariamento accolto con fiducia e con l’ingenua speranza di un esito ben diverso, poi con la rovinosa “risoluzione”. Ognuno ovviamente agirà come vorrà, ma pensare che una terza fregatura verrebbe accolta dal territorio con rispettoso silenzio sarebbe veramente troppo. Auguriamoci, in conclusione, che chi rileverà Banca Etruria non dia troppe cose per scontate.

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