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Economia

Girasoli addio: coltivarli costa troppo. Gli agricoltori: "Servono prezzi minimi garantiti"

Il presidente provinciale di Confargicoltura Carlo Bartolini Baldelli: "Questa coltura sta diventando non conveniente, necessario rivedere le norme europee"

Piantarli costa di più di quanto fruttino una volta pronti per la vendita. E così, le spettacolari distese di girasoli che fanno tanto “vecchia Toscana” rischiano di non vedersi più. A lanciare l’allarme è il presidente di Confagricoltura Arezzo, Carlo Bartolini Baldelli. Il dirigente dell’associazione di categoria provinciale ha deciso di intervenire per porre l’accento sulla questione riguardante il prezzo del girasole nel mercato agricolo che, stando a quanto riscontrato, non riuscirebbe neppure a coprire le spese di produzione.

“Quattro anni fa - afferma Bartolini Baldelli - le imprese andavano in pareggio o, al massimo, guadagnavano piccole cifre. Oggi, con i costi di produzione lievitati, il prezzo offerto garantisce una perdita certa e netta. Se consideriamo che tra il 2021 e il 2022 i costi delle materie prime necessarie alla semina sono aumentati del 30/40% il prezzo del prodotto si era attestato a livelli che permettevano almeno il recupero dei maggiori costi sostenuti. La produzione di girasole del 2023 invece, se da un lato vede un decremento dei costi che si attesta intorno al 5% rispetto all’anno precedente, viene remunerata il 40% in meno rispetto al prezzo del prodotto 2022”.

A quest'ultimo problema vanno a sommarsi le crisi registrate durante la campagna cerealicola della scorsa estate, quelli riguardanti la scarsa raccolta delle olive e una viticoltura fortemente compromessa dalla peronospora. “È una situazione per niente rosea  - continua Bartolini Baldelli - che sta fortemente demotivando le imprese agricole a coltivare nuovamente girasole”. E allora come tutelare la coltura e garantire il giusto guadagno alle imprese? Una soluzione potrebbe essere quella di redigere appositi contratti che garantiscano all’agricoltore un prezzo minimo utile a coprire almeno i costi di produzione. “Diversamente - continua il presidente di Confagricoltura - possiamo scegliere di rinunciare a un’autonomia alimentare vincolandosi ad acquistare da paesi esteri ciò che noi potremmo in larga parte produrre. Ma, a mio avviso, i rischi a cui ci esporremmo sono di gran lunga superiori alle opportunità. Certe tipologie di produzioni, e quella agricola vi rientra a pieno titolo, in quanto garante della nostra sicurezza alimentare, è altrettanto indispensabile adottare tutti gli strumenti necessari di protezione che garantiscano la giusta vitalità al sistema economico dell’agricoltura”.

Il riferimento è alla Pac (Politica agricola comune) che, elaborata in seno all’Europa, doveva garantire giusta remunerazione alle imprese agricole e prezzi al consumo equi per i cittadini. “Certamente, la nuova Pac - spiega Bartolini Baldelli - sta già dimostrando tutta la sua inadeguatezza poiché oltre ad essere assai meno remunerativa per le imprese agricole (-15% per i più fortunati) carica di ulteriori adempimenti burocratici le imprese e le espone a sistemi sanzionatori ancor più severi. Sui prezzi al consumo i cittadini possono valutare da soli, senza ulteriori commenti. Con l’avvicinarsi del prossimo appuntamento elettorale sarà utile capire se coloro che si candidano a rappresentarci in sede europea si prenderanno seriamente l’impegno di correggere, in modo serio e netto, l’approccio tenuto in questo passato quinquennio in tema di politica agricola".

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