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Cronaca

Truffa milionaria ai danni di un imprenditore

Quattro le persone accusate, a vario titolo, di frode, riciclaggio, autoriciclaggio, sostituzione di persona ed appropriazione indebita

Quattro persone sono accusate a vario titolo truffa, riciclaggio, autoriciclaggio, sostituzione di persona ed appropriazione indebita, avrebbero portato a termini raggiri per 1,5 milioni di euro: in queste ore i militari della guardia di finanza del gruppo di Arezzo, al termine di una complessa indagine di polizia giudiziaria, hanno notificato gli avviso di conclusione delle indagini preliminari. L'inchiesta è diretta e coordinata dalla procura della Repubblica del Tribunale di Arezzo: riguarda un periodo di un anno e mezzo che va dal novembre 2019 al marzo 2021, ci sono state approfondite attività investigative, che hanno permesso "di rilevare fondati elementi, sia di tipo documentale che dichiarativo, in ordine all’esistenza di un vero e proprio sistema truffaldino", dicono i finanzieri.

Tutto è partito dalla denuncia sporta da un uomo residente in Lombardia, legale rappresentante di una società di capitali, a cui erano stati promessi aiuti economici per risollevare le sorti della propria azienda, in realtà mai ottenuti. Ingente il danno subìto dalla vittima, pari a 1,5 milioni di euro, la quale, a seguito del raggìro, ha corrisposto somme di denaro e oggetti di pregio. I protagonisti uomo di stanza ad Arezzo, di 55 anni, secondo gli inquirenti "reale dominus del sistema fraudolento, capace di ideare, realizzare e dirigere le maestranze, poste alla base delle reiterate condotte truffaldine perpetrate, presentandosi, talora, come imprenditore del settore farmaceutico oppure avvocato esperto in diritto finanziario". Altri soggetti coinvolti sono un 65enne di Prato, autista e factotum, una donna di 47 anni di Arezzo, che fungeva, sempre secondo la Finanza, da “esperta del mondo finanziario, bancario ed assicurativo e cassiera del sodalizio, che utilizzava il denaro raccolto per spese personali e lo trasferiva, in maniera repentina, su rapporti bancari riconducibili ai propri familiari e alle sue società"; infine, il quarto indagato è una donna di 63 anni di Roma, "risultata destinataria di parte del profitto illecito, con l’obiettivo di riciclarlo".

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