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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Saione / Via Romana

Sotto sequestro azienda di manutenzione del verde di Arezzo. La Procura: "Attività abusive"

L'impresa è in via Romana, eseguiva lavori per privati e amministrazioni pubbliche. Accedeva ad agevolazioni tramite una società agricola, ma quest'ultima sarebbe stata fittizia. Nei 60 ettari di campi a disposizione (molti dei quali affittati dalla Chiesa) non c'erano coltivazioni

È stata sequestrata la sede di un'azienda specializzata nella manutenzione del verde di Arezzo - che ha eseguito lavori per varie amministrazioni pubbliche oltre che per privati - dopo le indagini portate avanti nelle scorse settimane dai carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura. La misura è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Arezzo lo scorso 26 luglio. I reati ipotizzati a carico di due persone, un uomo e una donna entrambi di origine straniera ma residenti da anni nell'Aretino, vanno dall'illecito edilizio a quello paesaggistico, passando per la gestione non autorizzata di rifiuti.

AGGIORNAMENTO: L'area è stata dissequestrata

Le indagini: la società di comodo

Le indagini sono state portate avanti dai militari della Procura di Arezzo, coadiuvati dagli agenti della Polizia Municipale di Arezzo e dal personale dell'Ufficio governo del territorio del Comune di Arezzo: al termine, sono state sequestrate due unità locali di tipo produttivo allestite su terreni agricoli vincolati. Formalmente le proprietà sono riconducibili a due società, un'azienda agricola guidata dalla donna (con base in località Ristradelle), e un'impresa - la Ardi Garden di via Romana - specializzata in servizi per la manutenzione del verde, commercio di legnami e prodotti per il florovivaismo, guidata dall'uomo. Secondo gli inquirenti, la prima società - collegata alla principale - sarebbe stata soltanto una realtà di comodo: in quanto "agricola" accedeva a benefici, deroghe ed eccezioni riservate solo agli imprenditori agricoli.

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Il dettaglio dell'inchiesta

"Sulle superfici sotto sequestro, peraltro sottoposte a tutela paesistica (...), oltre ad avvenire lavorazioni di tipo industriale - mediante impiego di veicoli, attrezzature professionali e altri strumenti - erano stati allestiti spazi espositivi, depositi di merci e materiali e un’area deputata alla ripetuta ricezione dei rifiuti vegetali provenienti dalla manutenzione del verde pubblico, il tutto in assenza dell’autorizzazione edilizia, paesistica e ambientale", spiegano i militari. Molte attività che gli inquirenti reputano abusive, perché prive di autorizzazione. L'azienda agricola, considerata fittizia dagli investigatori, poteva accedere a benefici riservati a imprenditori agricoli, tra cui "le eccezioni previste dal piano operativo del Comune di Arezzo - spiegano i carabinieri - che consentono solo a tale categoria professionale di poter svolgere determinate attività su terreni a destinazione agricola precluse invece agli imprenditori commerciali".

L'uso dei droni

Insomma, la società agricola sarebbe servita agli indagati per accedere alle agevolazioni. Ma non sarebbe stata una vera azienda agricola: grazie all'uso del drone, i militari avrebbero accertato "che in nessuno dei terreni dichiarati dall’azienda, oltre 40, risultavano esservi le coltivazioni in atto attestate invece nel fascicolo aziendale. Terreni in piccola parte di proprietà e in gran parte presi in affitto dalla Chiesa che servivano solo a ottenere i citati  benefici utili a dare una parvenza di regolarità a una situazione totalmente illecita". In sostanza: l'azienda agricola aveva pochi terreni, la maggior parte erano in affitto dalla Chiesa: 40 proprietà per circa 60 ettari. Ma secondo i carabinieri forestali nessuno di questi avrebbe ospitato coltivazioni.

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