rotate-mobile
Cronaca

Moglie e marito accusati di bracconaggio: "Usavano telecamere e fari nella notte per abbattere ungulati"

In una complessa operazione la Polizia Giudiziaria ha segnalato una coppia che avrebbe cacciato nelle colline della Valdichiana

Sono accusati di uccisione di animali, esercizio di attività venatoria in periodo di divieto, foraggiamento illecito di ungulati, impiego di mezzi vietati per la caccia, trappolaggio e anche di esplosioni pericolose. A finire nei guai due persone, marito e moglie, che secondo le ipotesi della Polizia Giudiziaria e della Procura di Arezzo erano dedite al bracconaggio. 
"Una indagine complessa - spiegano in una nota gli inquirenti - nella quale il contributo fornito dalla tecnologia è stato determinante per documentare condotte illecite che, frequentemente, si verificavano in piena notte in una località remota ma al tempo stesso turisticamente vocata". 
La coppia, conosciuta come esperta in caccia di selezione della zona, non avrebbe rispettato le regole e la deontologia che regola la vita di questo tipo di attività venatoria. Stando a quanto riscontrato dagli inquirenti, operavano nelle colline della Valdichiana aretina, dove avrebbero teso vere e proprie trappole agli animali "attirandoli con il cibo e le illuminazioni artificiali per poi abbatterli con mezzi vietati, in orari non consentiti e vicino ad abitazioni esponendo così residenti e passanti e pericoli per la loro stessa incolumità".
L’attività svolta dai Carabinieri, coordinati dal Pubblico Ministero della Procura di Arezzo, ha permesso di documentare le modalità di attrazione e cattura della fauna selvatica da parte dei coniugi.

"In particolare - spiegano gli inquirenti - gli animali venivano attratti mediante foraggio all’interno di una piccola radura nella quale un articolato sistema di fili elettrici obbligava gli stessi a compiere un percorso prestabilito che si concludeva di fronte alla linea di tiro di un’altana mimetizzata. Qui, un sistema di sensori di movimento, attivava  telecamere e luci artificiali permettendo così ai due di prepararsi a fare fuoco".
L'indagine è stata lunga e complessa. E' stata necessaria l’istallazione di un sistema di videosorveglianza interamente mimetizzato nel bosco con generatori sottoterra e l’impiego di un drone notturno che, compiendo voli ad alta quota, ha consentito di seguire i tragitti dei bracconieri documentando ogni loro azione.
Le modalità di attrazione e cattura degli animali e i pericoli generati durante gli abbattimenti degli esemplari avrebbero attestato "condotte che nulla avevano a che vedere con l’esercizio venatorio (sia generale che selettivo) perché contrarie a ogni regola e a ogni principio che regola il medesimo". 
Secondo gli investigatori, le tecniche adottate sarebbero state  assimilabili a vere e proprie imboscate, e avrebbero portato a ipotizzare il delitto di uccisione di animali, trattandosi di abbattimenti non consentiti dalle Leggi e come tali senza necessità.
Nei giorni scorsi marito e moglie sono stati sottoposti a una perquisizione da parte della Stazione Carabinieri di Badia Al Pino e dai militari della Procura durante la quale sono stati trovati gli strumenti per gli abbattimenti illeciti e tre fucili incustoditi. 
"Le condotte scoperte sono state segnalate al Questore di Arezzo per i provvedimenti di competenza in materia di licenza e porto d’armi da fuoco".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Moglie e marito accusati di bracconaggio: "Usavano telecamere e fari nella notte per abbattere ungulati"

ArezzoNotizie è in caricamento