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Guerra in Ucraina / Montevarchi

A Mosca per raccontare la Russia in guerra, la testimonianza: "Noi giornalisti abbiamo rischiato l'arresto"

Il giornalista originario di Montevarchi Giammarco Sicuro sta rientrando in Italia insieme agli inviati della Rai. "L'effetto pesante delle sanzioni e la popolazione spaccata a metà: pro e contro Putin"

Ha raccontato con i suoi servizi giornalistici cosa sta accadendo nella Russia di Putin. Le storie e le vicende della popolazione che si trova nella morsa della guerra e delle sanzioni sono arrivate nelle case degli italiani grazie anche alla sua voce. È  stato un lavoro complesso quello del montevarchino Giammarco Sicuro, giornalista del Tg2 (redazione Esteri) inviato a Mosca che questo pomeriggio è stato evacuato, insieme ai colleghi della Rai, dopo l'approvazione di una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde notizie sulla guerra ritenute false dalle autorità russe. Nelle scorse ore anche i giornalisti della Bbc e di alcune testate tedesche sono stati fatti rientrare nei loro Paesi.
Nella sua attività di inviato Sicuro ha intervistato i cittadini russi, ha mostrato manifestazioni e arresti - rischiando lui stesso di finire in manette insieme ai colleghi della sua troupe - e ha mostrato lo sgomento di un intero popolo.
"Sono nella mia stanza a 300 metri dalla piazza Rossa - ha raccontato venerdì sera ad Arezzo Notizie - non possiamo avvicinarci di più. Negli ultimi giorni il nostro lavoro ha avuto forti limitazioni. È  stata da poco varata una nuova legge con la quale si rischiano 15 anni e l'accusa di tradimento della patria se si raccontano la guerra e i suoi riflessi sulla società russa. E questo rende davvero difficile il lavoro dei giornalisti e delle testate indipendenti. Chi viene arrestato, dopo alcune ore viene rilasciato in attesa di un processo per direttissima. È una brutta situazione".
Proprio in seguito a questa legge numerose testate russe sono state costrette a chiudere. Nelle ultime ore inoltre anche Facebook è Twitter sono stati bloccati in tutto il Paese.
"Si cerca di comunicare tramite Telegram per avere informazioni. Nelle tv ufficiali si vedono solo immagini di carrarmati russi accolti dagli ucraini o truppe che festeggiano. Nei servizi non possono usare parole come guerra, sanzioni, vittime civili", aveva raccontato Sicuro in quelle convulse ore.
Il giornalista aretino ha anche spiegato nei suoi reportage quanto fossero pesanti i contraccolpi economici delle sanzioni.
"Il rublo ha perso più del 20 per cento e si sta scatenando il panico. I costi stanno lievitando e non ci sono più contanti. Nei primi giorni si erano create lunghe code ai bancomat, adesso le persone si sono rassegnate".

In questi giorni circa ottomila persone che hanno manifestato contro la guerra sono state arrestate. "Noi stessi - ha raccontato Sicuro - abbiamo rischiato: avevamo ripreso una manifestazione e gli arresti di alcuni cittadini. A quel punto le forze dell'ordine si sono avvicinate e ci hanno trattenuto circa mezz'ora chiedendo molti documenti. Richieste avanzate con toni intimidatori. Nelle stesse ore molti giornalisti sono stati arrestati".
Adesso insieme ai colleghi del Tg2 e delle altre testate giornalistiche Rai l'inviato sta rientrando in Italia. Sarebbero stati organizzati dei voli con vari cambi. Intanto quei servizi e quelle immagini girate nel cuore della Russia hanno aperto una porta su quanto sta accadendo oltre i confini. E raccontano un paese spaccato in due: da un lato ci sono i cittadini che cercano di scappare dall'altro chi sostiene Putin.
"È stata promossa una petizione: circa un milione di russi chiedono di fermare la guerra - ha spiegato Sicuro - La divisione della popolazione è chiara, ma la parte contraria alla guerra fatica a farsi sentire". 

Sicuro dal 2008 segue per la tv pubblica italiana la cronaca nazionale ed estera. Proprio prima dell'inizio della guerra in Ucraina avrebbe dovuto presentare a San Giovanni Valdarno il suo ultimo libro, L'anno dell'Alpaca (Gemma Edizioni), nel quale raccontava il suo "viaggio intorno al mondo nell'anno della pandemia". Un incontro saltato proprio perché era stato inviato a Mosca. 

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