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Cronaca

"Mio padre fragile morto a 61 anni per il Covid. Non ha fatto in tempo a vaccinarsi: non è giusto"

Le parole sono quelle pronunciate da Federica Torzoni a distanza di cinque giorni dalla morte del padre, l'ex barista del Caffé di Piazza al Giotto morto di Covid dopo pochi giorni di ricovero

I primi malesseri, due giorni dopo il ricovero, poi l'ingresso in terapia intensiva e infine il decesso a soli 61 anni. E' questo il triste calendario di una storia che non ha avuto il lieto fine. Così ha infatti passato i suoi ultimi giorni lo storico barista Fabrizio Torzoni entrato in ospedale il giorno della festa del papà e morto per le conseguenze del Covid-19 il primo di aprile scorso.

Giorni strazianti per i familiari che da tempo avevano cercato di interessarsi del vaccino sia per lui, soggetto fragile per il quale si sapeva che il contagio sarebbe stato particolarmente pericoloso, sia per la madre. 

Fabrizio il vaccino era riuscito a prenotarlo il 16 marzo, ma poi erano sopraggiunti i primi sintomi che non gli hanno lasciato scampo. E per i figli è difficile accettare quanto accaduto. Come spiega Federica.

"Siamo stati attenti per un anno intero, eravamo terrorizzati all'idea che i miei genitori potessero contagiarsi viste le loro patologie, non ci siamo mai visti se non un po' fuori, a distanza, con le mascherine. Niente pranzo di Natale, nessun compleanno, nessun pomeriggio con le nipotine. Eppure questo non è bastato. Quando ha avuto i primi sintomi a casa, senza febbre, era da un mese che non ci si incontrava e anche lui era attento sapeva che con le sue patologie era molto rischioso. Qualche anno fa l'infarto, poi il diabete, l'obesità e anche l'insufficienza renale, quando mi dissero che era positivo, c'ho sperato fino all'ultimo, ma dentro di me ero consapevole che la battaglia era veramente dura."

Che beffa, i sintomi e il ricovero di Fabrizio sono arrivati pochi giorni dopo la prenotazione del vaccino.

"Il mio babbo ci era riuscito il 16 marzo, tra i fragili, avrebbe avuto l'accesso al Moderna, ma purtroppo non ha fatto in tempo. E questo è ingiusto, soggetti come lui e quelli con molti altri tipi di patologie, avrebbero avuto diritto al vaccino in tempi più rapidi". E la mamma? "Sta facendo la trafila, si è segnata nei soggetti fragili, ha ricevuto il codice, ma non può prenotare perché non ci sono dosi disponibili, è faticoso e difficile."

Federica è anche logorata da un peso dentro di se. "Sì io come insegnante ho già fatto la prima dose di vaccino e lui non ha fatto in tempo, non è giusto, lo doveva fare lui." Un pensiero comprensibile di una figlia colpita da un lutto così grave, ma consapevole che quel vaccino a suo padre non poteva essere somministrato. "Sì lo so, ma è difficile da accettare comunque e lo racconto perché una storia di questo tipo possa far correggere gli errori che ci sono stati. Le persone fragili che hanno le patologie più gravi per gli esiti del Covid devono essere prese in carico prima possibile."

Un momento molto difficile è stato quello della visita in ospedale. "Sono stata in terapia intensiva a trovare mio padre grazie al percorso organizzato dai sanitari, era sedato ed è stato difficile per me. Accanto a lui ho visto molte facce giovani in condizioni gravi per il Covid. Ogni notte sveglia ad aspettare la possibile telefonata, ogni volta per dieci giorni l'abbiamo superata, poi quella mattina alle 8,30 è arrivata la telefonata di mio fratello." Fabrizio Torzoni è morto così il 1 aprile.  

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