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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Ad Arezzo 2 aggressioni ogni 3 giorni ai sanitari

I dati della provincia forniti dalla Asl Toscana Sud Est in occasione

Aumentano le aggressioni al personale sanitario. I dati sono stati diffusi oggi, martedì 12 marzo che, dal 2022, è stata scelta come data per la celebrazione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Aderisce all’iniziativa anche l’azienda Usl Toscana Sud Est.

Rispetto al 2022, nel 2023 c'è stato un incremento di segnalazioni importante: nell'area vasta sono passate da 228 a 452 (235 Arezzo, 133 Grosseto, 84 Siena). In sostanza ad Arezzo ci sono 2 aggressioni ogni 3 giorni. "Tale dato - spiega la Asl - può essere spiegato in parte con la recrudescenza generalizzata del fenomeno e in parte con la seria opera di sensibilizzazione aziendale effettuata a seguito della redazione della procedura specifica per la gestione delle aggressioni. La mancata congruenza della sommatoria dei dati fra aggressioni fisiche e verbali, che sono rispettivamente 442 e 144, in confronto il numero totale si spiega con il fatto che in diversi casi i lavoratori hanno segnalato di aver subito entrambe le tipologie".

Il rapporto di aggressioni subite da uomini, 107, e donne, 345, è sovrapponibile con la ripartizione numerica fra sessi dei lavoratori della Asl, ovvero 6.994 donne (72,7%) e 2.630 uomini (27,3%), "pertanto possiamo concludere che nell’azienda l'incidenza delle aggressioni non è legata al sesso di appartenenza", dicono dalla Asl.

I reparti maggiormente interessati dal fenomeno, secondo la Asl, sono: Pronto soccorso (126 segnalazioni); Salute Mentale (67); Centrale operativa 118 (19); Medicina e Chirurgia di accettazione e urgenza (14); Serd e Cup (entrambi 12). I dati riscontrati nella Asl Toscana Sud Est sono sovrapponibili con quelli rilevati a livello nazionale, con i Pronto soccorso e i servizi di Salute mentale maggiormente esposti alle aggressioni.

Il commento della Asl

“I nostri operatori - dicono dalla Asl - non sono parte dell’azienda, sono l’azienda. Il senso del dovere e la professionalità che mettono nel loro lavoro devono essere protetti. Già di per sé la violenza, sia verbale che fisica, è inaccettabile, ma quando viene messa in atto in un contesto sanitario c’è un significato ancora più negativo, perché indirizzata a persone che sono addette all’assistenza del prossimo. Aggredendo l’operatore sanitario, si aggredisce, indirettamente, anche tutti quelli che sono sotto le sue cure. Per questo, come Asl Tse siamo, e lo saremo sempre di più, impegnati in prima fila per supportare e proteggere i nostri lavoratori. Visto che, come diceva Benedetto Croce, ‘La violenza non è forza ma debolezza’ a prevalere in profondità non possono che essere la“ragione” e il pensiero che nasce dalla corteccia pre-frontale dove abita la nostra coscienza ed agire sociale; solo così possiamo creare una cultura del rispetto reciproco. Nella maggior parte dei casi, a ricorrere all’aggressione fisica o verbale è proprio colui/colei che è in errore e non ha la possibilità di prevalere con la realtà dei fatti o la coerenza della logica. Infatti, dietro i comportamenti aggressivi e violenti, spesso si nascondono paure, soggezione e impotenza”.

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