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Tutti a chiedersi perché il PD ha perso così tanti voti

Guardando la TV, ascoltando la radio o leggendo i quotidiani cartacei o online, ci si rende conto che le domande di questi giorni in ambito politico nazionale sono essenzialmente due: la prima "quale governo avremo?" e la seconda "perché il PD ha...

Guardando la TV, ascoltando la radio o leggendo i quotidiani cartacei o online, ci si rende conto che le domande di questi giorni in ambito politico nazionale sono essenzialmente due: la prima "quale governo avremo?" e la seconda "perché il PD ha perso così tanti voti?".

Se la risposta alla prima domanda appare ancora molto incerta (nonostante gli avvicinamenti tra centrodestra e 5Stelle di queste ore), quella alla seconda sembra difficile, ma a mio modo di vedere è invece facilissima e non è quella, assai generica, che molti danno ("il PD è lontano dalla gente").

In realtà il PD è nato e cresciuto come partito "a vocazione maggioritaria" e per esserlo si è spostato nella geografia politica quanto la distanza che intercorre tra gli operai FCA di Pomigliano d'Arco e Marchionne.

Non potevano pretendere, Veltroni prima e soprattutto Renzi poi, che si potessero guadagnare voti tra gli industriali senza perdere quelli degli operai.

E gli "operai" di oggi non sono soltanto quelli che lavorano in fabbrica, ma anche la massa dei precari che vanno a ingrossare il numero dei formalmente occupati senza sostanzialmente esserlo.

Nelle tasche di questi soggetti, ma anche dell'esercito di impiegati pubblici, il denaro necessario a sostenere le spese di ogni giorno è diminuito notevolmente e il recente rinnovo (dopo molti anni) del contratto che riconosce 80 euro lordi a testa (deve esserci la fissa degli 80 euro nel PD che governa) non è certo stato vissuto da questi ultimi diversamente da una manovra elettorale priva di reale sostanza.

Ecco perché molti ex PD hanno votato per i 5Stelle e alcuni per la Lega (in questo secondo caso c'è anche l'ingenua speranza che Salvini possa liberare l'Italia dagli immigrati...).

Tutto sommato il motivo dell'abbandono del PD da parte di milioni di elettori è semplice, come il fallimento di un partito nato per unire quel che non si può e raggiungere così il 51%.

Il 18% di preferenze attuali sono quelle di chi da conservatore preferisce che le cose non cambino; esattamente il contrario di quello che vorrebbe una base, ormai solo potenziale, che ha dentro voglia di rivoluzione (all'italiana, si intende) e non si accontenta certo delle sole rottamazioni.

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