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Martedì, 30 Aprile 2024
Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

BLOG | Le 5 fasi del "grooming": la piaga dell'adescamento di minori online

Prima di passare a discorsi espliciti, l’adescatore condivide con il minore argomenti di interesse di quest’ultimo

La storia di Matteo, che scrive nella chat di Telefono Azzurro per chiedere un aiuto, permette di esemplificare come la dinamica di grooming (adescamento su Internet) si esplichi tipicamente nelle seguenti cinque fasi:

- La fase dell’amicizia iniziale: l’adescatore effettua ripetuti contatti di socializzazione e conoscenza con la vittima individuata; prima di passare a discorsi espliciti, l’adescatore condivide con il minore argomenti di interesse di quest’ultimo (es. scuola, musica, idoli, giochi preferiti), ponendogli frequenti domande di interessamento ed attenzione grazie alle quali si sintonizza con gli interessi della vittima.

“Ciao, mi chiamo Matteo e sono un idiota di quindici anni. È difficile raccontare quello che ho fatto perché, solo ora, capisco di aver rischiato grosso. Ho conosciuto un ragazzo nella chat interna di Clash Royale. Abbiamo parlato per un po’ del gioco, come succede con tanti, man mano ci conoscevamo meglio ed abbiamo scoperto che avevamo gli stessi interessi”.

- La fase di risk-assesment: in seguito ai primi contatti con il minore individuato, l’adescatore testa il livello di privacy nel quale si svolge l’interazione con l’adolescente, ad esempio, con l’uso esclusivo o promiscuo del dispositivo attraverso il quale l’adolescente sta interagendo. L’adescatore punta, infatti, gradualmente all’esclusività, isolando il minore al fine di passare, ad esempio, da una chat pubblica ad una privata, da una chat alle conversazioni attraverso il telefono, per poterne carpire il numero.

“Ci siamo scritti per settimane poi, visto che non si parlava solo del gioco, ci siamo scambiati il numero di telefono, abbiamo continuato su WhatsApp...passavamo ore e ore a scriverci, mi sentivo ascoltato”.

- La fase della costruzione del rapporto di fiducia: le confidenze e le tematiche esplorate divengono via via più private ed intime e molto personali. L’adescatore può iniziare a fare regali di vario tipo alla vittima; in questa fase, può avvenire lo scambio di immagini, non necessariamente a sfondo sessuale. “Gli ho raccontato di essere omosessuale, di non sentirmi a mio agio per questo, ma lui mi rassicurava, diceva di potermi capire perché anche lui lo era. Avevo provato ad aprirmi con mamma, ma lei tagliava corto con la storia della crisi ormonale. Solo lui sembrava capirmi e ora mi sento doppiamente stupido per questo”.

- La fase dell’esclusività: l’adescatore rende la relazione con il minore impenetrabile agli esterni, isolandolo dai suoi punti di riferimento amicali e genitoriali anche grazie alla fondamentale dimensione del segreto. L’obiettivo dell’adescatore è ottenere e mantenere il silenzio della vittima, anche attraverso il ricatto e l’abuso psicologico, per rimanere impunito. La vittima viene indotta a fidarsi ciecamente dell’abusante che appare essere interessato, attento e premuroso. “Lui mi diceva che i genitori non possono capire, che non accettano che un figlio possa essere omosessuale, che solo chi è in questa situazione può capire davvero. Io mi sentivo finalmente capito davvero”.

- La fase della relazione sessualizzata: una volta certo del territorio sicuro, costruito con minuziosa pazienza, la richiesta di immagini o video può divenire esplicita e spesso insistente, così come la richiesta di incontri offline. L’adescatore normalizza la situazione al fine di vincere le eventuali resistenze del minore a coinvolgersi in tale rapporto ed evitare che chieda aiuto all’esterno. La relazione tra vittima ed abusante può avvenire anche attraverso webcam e piattaforme di live streaming. “Lui iniziava a piacermi, ci scambiavamo foto...ehm...intime. Anche dei video di masturbazione, io lo facevo per lui, lui per me. Mi sentivo apprezzato! Mi ha proposto di vederci a Termini e di andare in un hotel lì vicino. Ieri sono andato, ma poi mi sono spaventato e sono tornato a casa. Ora lui continua a scrivermi, ma lo sento diverso ed ho paura che possa trovarmi”.

È proprio in ragione della fiducia costruita nell’interazione che le vittime di adescamento riferiscono di sentirsi umiliate, usate, tradite e tendono a sentirsi in colpa e ad auto-svalutarsi per essere cadute nella trappola.

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