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Martedì, 30 Aprile 2024
Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

BLOG | Come la famiglia influisce nella crescita della persona

Uno degli aspetti caratterizzanti della famiglia è il rapporto individuo-gruppo. La promozione dell’autonomia dei componenti è, infatti, uno dei compiti più importanti che la famiglia assolve

La famiglia è la cellula base della nostra società. Il luogo privilegiato per la costruzione di sé e dell’essere nel mondo della piccola persona. All’interno dell’ambiente familiare si definiscono i confini emotivi e relazionali, si costruisce lo spazio del “Noi” in relazione a sé, all’Altro, al mondo.

La famiglia dovrebbe coincidere con quella rete primaria all’interno della quale il bambino trova la soddisfazione dei propri bisogni, stringe legami, sperimenta dinamiche relazionali, costruisce identità, cresce in competenza, sviluppa abilità, si proietta verso l’esplorazione di mondi diversi e di nuovi legami, trova risorse individuandosi come persona tanto da diventare autonomo e indipendente.

Le polarità attraverso le quali si snoda lo sviluppo individuale sono appartenenza e autonomia, protezione ed esplorazione, connessione e identità, sostegno e separazione; la famiglia è il contesto primario attraverso il quale tali polarità si traducono poi in esperienza personale e storia comune. Allo stesso tempo la possibilità di coniugare tali diverse polarità risiede proprio nelle risorse dell’intero gruppo familiare, che, in quanto rete complessa di rapporti, può gestire i bisogni dell’Altro all’interno di un’organizzazione dinamica di incontro-contatto.

Uno degli aspetti caratterizzanti della famiglia è il rapporto individuo-gruppo. La promozione dell’autonomia dei componenti è, infatti, uno dei compiti più importanti che la famiglia assolve. In essa, i singoli individui crescono, sviluppano un’identità e acquisiscono gli strumenti e le risorse per interagire con e nell’ambiente. La famiglia, tuttavia, è una rete di relazioni caratterizzata dall’interdipendenza; si configura cioè come un contesto che favorisce anche la connessione, l’appartenenza e la reciprocità, ovvero la capacità di essere in contatto emotivo con gli altri. Questi aspetti sono strettamente connessi tra loro: la promozione dell’autonomia individuale non può essere perseguita a scapito della connessione tra tutti i componenti e, d’altra parte, la cura delle relazioni reciproche e dell’appartenenza al gruppo non può ostacolare il raggiungimento dell’indipendenza dei singoli membri (Fruggeri, 2009).

La famiglia deve essere in grado, quindi, di “accompagnare” il ragazzo (Crepet, 2009); per fare ciò deve saper trovare una giusta distanza (autonomia personale vs coesione) in modo da poter riconoscere il figlio come una persona unica e a sé stante rispetto al gruppo famiglia, ma appartenente pur sempre a questo.

L’autonomia individuale, inoltre, viene misurata sulla base della capacità dei singoli di esplorare e, dunque, di allontanarsi dal contesto di appartenenza, tale capacità emerge dai legami di attaccamento con l’intera rete familiare. 

Ruolo fondamentale dei genitori, per Bowlby, è quello di fornire una “Base Sicura” ai propri figli, permettendo una progressiva autonomia, ma considerando al contempo che essi necessitano costantemente del sostegno parentale.

Questa teoria sottolinea il ruolo di alcuni elementi fondamentali, il primato dei legami emotivi intimi: i legami emotivi con le figure di attaccamento visti come componente biologica presente fin dalla nascita e scollegata dalle funzioni svolte dal cibo e dalla sessualità. Già dalla seconda metà del primo anno di vita il bambino, infatti, sviluppa capacità di rappresentazione e di attaccamento che diverranno stabili, anche se progressivamente più sofisticate, nel corso della vita;

Vari studi (tra cui quelli di Mary Ainsworth) hanno potuto distinguere quattro Schemi di Attaccamento: Sicuro (fiducia nella disponibilità e nella comprensione da parte del genitore); Resistenza Angosciosa (evidente paura dell’abbandono e angoscia nei casi di separazione) che si sviluppa quando i genitori sono a tratti disponibili ma che minacciano spesso l’abbandono; Evitamento Angoscioso (autosufficienza emotiva e relazionale del bambino che evita il contatto) questo schema è il frutto di rifiuti ripetuti da parte del genitore; Disorientato e/o Disorganizzato (forme disorganizzate o disorientate degli schemi precedenti) frutto di genitori abusanti o fortemente trascuranti;

Sebbene nei primi tre anni di vita gli schemi di attaccamento rimangano ancora modificabili, successivamente il bambino tenderà a interiorizzare tali comportamenti includendoli nel proprio sé e riproducendoli ininterrottamente nella propria vita. Per Eric Berne i primi sette anni di vita del bambino sono fondamentali, è in questo arco di tempo che «Un piano di vita che si basa su di una decisione presa durante l'infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva», costruisce il copione di vita (Berne, 1979). 

Altra funzione importante della famiglia, oltre a saper creare autonomia e coesione, è quella di “insegnare il limite”. Infatti, i genitori, oltre alla cura, alla protezione e al sostegno, hanno la responsabilità di aiutare i propri figli nel processo di individuazione, attraverso l’imposizione di confini e di regole (Pietropolli Charmet, 2000).

Un altro importante compito che spetta alla famiglia è quello di saper coniugare la stabilità e il cambiamento (Fruggeri, 2005).

La stabilità garantisce la continuità del gruppo familiare col proprio passato, sviluppa il senso di appartenenza e configura la famiglia come la “base sicura” alla quale i suoi componenti possono rivolgersi in qualsiasi momento per trovare cura e protezione.

Il cambiamento, invece, è il necessario esito di processi adattivi sollecitati dalle mutate condizioni dei membri che compongono il gruppo familiare o dall’ambiente in cui esso è inserito.

In questo processo è fondamentale il concetto di “base sicura”.

La famiglia deve essere una base, un punto d’appoggio che permetta al figlio sia di esplorare il mondo reale esterno sia di sperimentare le abilità e le competenze che ha acquisito nell’ambito familiare. Esperienze, vissuti, mondi che gli consentiranno infine di inserirsi ed integrarsi nella società. Questa base deve essere sicura: il minore deve essere certo che qualunque cosa accada, potrà sempre trovare nella famiglia un punto di appoggio, conforto e sostegno.

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