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Psicodialogando

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A cura di Barbara Fabbroni

Coming out... e poi?

Dalle serie tv ai reality alla vita reale: ultimamente assistiamo a “coming out” giocati all’interno dei reality, dove il riflettore e gli sguardi sono tutti puntati sui protagonisti. Ma è necessario coinvolgere il grande pubblico?  

Il “coming out” è un aspetto molto articolato e di difficile decisione. È soprattutto un percorso del tutto personale che nasce e si esprime solo attraverso una decisione propria; nessuno può imporre all’altro di fare un passo così significativo per la sua vita.  
Dobbiamo prima di tutto comprendere una cosa significativa: fare “coming out” non vuol dire solo dichiarare “sono gay”, sarebbe un po’ semplicistico, in fondo nessuno ribadisce “sono etero!”. Oppure si acquista fascino nel momento in cui si dice al mondo che non siamo attratti dall’altro sesso?
Prendiamo ad esempio i personbaggi televisivi: senza dubbi hanno un fascino tutto loro. I gay vengono rappresentati come splendidi amici per le donne. Vi ricordate l’amico gay di Carrie che lavora come agente di talenti, in Sex and the City? Lui è paragonabile a Carrie in fatto di gusti, amano la stessa moda, lo stesso stile, insomma una perfetta compagnia che di certo non ti ruba il fidanzato o la scena! Anzi spesso ti dà consigli strepitosi in fatto di uomini. Cosa pretendere di più?
E l’amico gay di Charlotte che conosce quando allestisce il suo primo matrimonio?
Sorprendente per quanto eclettico. L’amicizia con Charlotte non si spegne e spesso si ritrova a consolarla e offrirle un po’ di sostegno. Accorre sempre al bisogno, anche se spesso è in conflitto con l’amico gay di Carrie, ma si sa… cercano solo l’esclusività!
Dalle serie Tv al mondo della vita il passo è breve. 
Sono stati molti, negli ultimi anni, i personaggi famosi che hanno dichiarato la loro inclinazione sessuale, i quali sono stati accompagnati anche da un grande clamore mediatico.
L’America degli anni ’50, pur con la sua capacità di essere un passo avanti, non aveva ancora sdoganato la possibilità di raccontare la propria vita privata pubblicamente. Era meglio occuparsi degli amori andati in frantumi di attrici più o meno famose, oppure di partecipare emotivamente al suicidio di Marilyn Monroe che focalizzare l’attenzione su attori gay come Rock Hutson. Dichiarare la sua identità sessuale, in quegli anni, avrebbe stroncato totalmente la sua carriera. Situazione totalmente differente da oggi, periodo storico in cui fare coming out nel mondo dello spettacolo non crea questi problemi, anzi.
Perché si ha l’esigenza di raccontare a tutti che si è gay o lesbiche? È un’esigenza o più una modalità per imporre la propria identità, per sorprendere, per rompere gli schemi? La propria privacy va protetta, non mostrata a tutti, eppure in alcuni casi esibirsi anche attraverso l’orientamento sessuale sembra l’unica via per esserci di fronte allo sguardo dell’altro. 
Dietro a questo bisogno di raccontarsi senza veli c’è la necessità di evidenziare la differenza? Di porre un confine? Oggi viviamo in un mondo, dove la cosa più importante è apparire, mostrarsi, trasgredire, sorprendere l’altro, essere sopra le righe. Così la narrazione integrale del sé è una modalità per porsi di fronte all’altro e, per alcune persone, è un atteggiamento per sentirsi più “fighi” e attirare la curiosità. Il pubblico può essere anche solo quello dei social poiché anche nel mondo on-line c’è ultimamente la la tendenza di fare “coming out”. Ultimamente assistiamo a “coming out” giocati all’interno dei reality, dove il riflettore e gli sguardi sono tutti puntati sui protagonisti. Ma è necessario coinvolgere il grande pubblico?   
Sapere che i vip possono essere gay offre al pubblico la possibilità di immedesimarsi e cercare la forza di accettare il proprio orientamento sessuale laddove ci sia difficoltà a farlo. Non dimentichiamoci che esistono ancora realtà dove l’omosessualità è vista in maniera negativa. L’aspetto importante è non farsi travolgere da questa scia dichiarativa ed essere assolutamente certi di far parte di un orientamento, piuttosto che di un altro.
Non bisogna mai scordarsi che in ballo c’è la propria identità. È una cosa importante e molto seria.
 

Coming out... e poi?

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