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A cura di Lucrezia Lombardo

"I giovani e la letteratura", un progetto unico che punta ad avvicinare i giovani talenti alla scrittura e alla traduzione

Dopo il libro dedicato a Francesco Petrarca e alla città di Arezzo, esce adesso per Divergenze “Di infedeltà e altri fantasmi” di Ellen Glasgow, a cura di Luisa Campedelli e con traduzione di Aurora D’Archi

Dopo il libro dedicato a Francesco Petrarca e alla città di Arezzo, esce adesso per Divergenze “Di infedeltà e altri fantasmi” di Ellen Glasgow, a cura di Luisa Campedelli e con traduzione di Aurora D’Archi. Il libro è stato infatti tradotto per la prima volta in italiano grazie alla collaborazione tra la casa editrice Divergenze e la giovane studentessa del “Liceo Classico-Linguistico Scipione Maffei” di Verona, dando così avvio a un progetto culturale unico nel suo genere e che ha per obiettivo la valorizzazione dei talenti giovanili e l’avvicinamento concreto della scuola al mondo letterario. Abbiamo intervistato la giovane Aurora per comprendere meglio il progetto nel quale è stata coinvolta. 

“Attraverso la tua scuola, il "Liceo Classico-Linguistico Scipione Maffei" di Verona, so che hai partecipato ad un interessante progetto letterario, promosso dalla casa editrice Divergenze. Nello specifico ti sei occupata della traduzione dei racconti di Ellen Glasgow, puoi spiegarci meglio qual è stato il tuo ruolo all'interno di tale progetto?”

All’inizio la professoressa Luisa Campedelli, la curatrice del progetto, mi ha chiesto di tradurre i racconti a pelle: così come mi sentivo e senza pensarci troppo. Il mio ruolo, quindi, è stato quello di traduttrice. Considerata la mia inesperienza, ho fatto affidamento solo sull’intuito, sui consigli della professoressa in fase di revisione, e sulla (per quanto poca) esperienza accumulata nel corso delle varie traduzioni. L’intento era che spianassi la strada al progetto, “pubblicizzandolo” e dandone allo stesso tempo una dimostrazione pratica. Insomma, ho svolto un po’ anche il ruolo di pioniera, se così si può dire. Infine ho semplicemente dovuto cogliere le occasioni che mi sono state offerte, a rendere tutto realtà ci hanno pensato l’editore Fabio Ivan Pigola, e tutta Divergenze.

“Cosa ha significato, per te, tradurre un'autrice del calibro di Ellen Glasgow e che tipo di sforzo ti è stato richiesto?”

In tutta onestà non conoscevo Ellen Glasgow prima di tradurre i suoi racconti. Ma quando poi mi sono resa conto dell’entità di ciò che stavo facendo mi sono sentita onorata, sicuramente, ma più di tutto galvanizzata dalla sfida direi. Uno dei problemi più grandi è stato, ad esempio, limitare il largo uso di pronomi personali tipico della lingua inglese; oppure rendere in italiano la stringatezza del lessico originale, considerando che la nostra è una lingua dove le ripetizioni suonano estremamente cacofoniche. Ma ciò che mi ha impegnato di più è stato tentare di restare il più fedele possibile al testo senza “tradire” le espressioni, l’atmosfera e le emozioni che io per prima avevo provato leggendo l’originale.

 “Come è nata l'idea di collaborare con l'editore Divergenze per questo ambizioso progetto letterario?”

Ad organizzare la collaborazione è stata proprio la professoressa Campedelli, che è autrice e curatrice per Divergenze: ha coinvolto la casa editrice in quello che, in Italia, sarà il primo progetto scolastico di traduzione letteraria seguita da un’effettiva pubblicazione. Hanno inventato una cosa nuova, che non aveva mai fatto nessuno, che non sarebbe mai stata possibile senza la loro passione. Personalmente non ho fatto altro che metterci, a mia volta, tutto l’impegno di cui fossi capace.

”Quali sono, a tuo parere, i temi fondamentali trattati nel libro "Di infedeltà e altri fantasmi" della Glasgow?”

Entrambi i racconti sono ritratti di donne diverse, che convivono nello stesso tempo e condividono le stesse pene. Sia Il passato che La differenza ospitano i fantasmi dell’infedeltà, parlandone pluralmente sotto svariati punti di vista: come una presenza che tutti vedono ma nessuno è disposto ad ammetterlo, o come un’ombra che incombe sulla propria felicità, che si ignorava completamente e poi all’improvviso si palesa davanti agli occhi e ti schiaccia. Se nel primo racconto si parla di solidarietà, nel secondo la protagonista è sempre più sola man mano che sprofonda nella cruda realtà. In particolare La differenzarievoca una sensazione di nostalgia perenne, come se si vedessero i personaggi muoversi e le scene susseguirsi da dietro un vetro, un velo grigio di malinconia che offusca le immagini, le confonde e che alla fine lascia solo un sapore agrodolce.

“Credi che farai tesoro di quest'esperienza e che la traduzione diverrà la tua strada anche per il futuro?”

Sì, sicuramente è un passione che desidero inseguire. Non è l’unica cosa di cui vorrei occuparmi in futuro, perché altri miei interessi sono la recitazione e il doppiaggio. Però queste traduzioni mi hanno appassionato da morire, e le ho fatte di getto, senza troppi strumenti; sono curiosa di scoprire cosa potrebbe saltar fuori con un po’ più di tempo e d’istruzioni. E poi per nulla al mondo intendo abbandonare la sensazione di soddisfazione e coinvolgimento che ho provato. Spero di poter prendere presto parte a un nuovo progetto, di potermi cimentare ancora e mettermi alla prova, come se sentissi il bisogno di soddisfare una “fame” di quest’arte che oramai non mi abbandona. Ho abbozzato un'altra domanda che secondo me potrebbe funzionare: «Credi che simili progetti possano giovare agli studenti, e che le scuole dovrebbero incoraggiarne la nascita e lo sviluppo anche in altri campi?», cui risponderei: «Sì, senza dubbio. Progetti come questo rappresentano occasioni, altrimenti precluse, per misurarsi con qualcosa di nuovo, scoprire passioni e aspirazioni provandole sulla propria pelle. Se non si sperimenta a questa età, se non si sbaglia ancora e ancora adesso, quando non ci sonoconseguenze, si finisce per farlo quando invece costa caro, o si è costretti ad acccontentarsi. Per molti studenti potrebbe non significare nulla, ma qualcuno di loro invece in una simile iniziativa vi potrebbe scovare un talento che altrimenti rimarrebbe sepolto. La scuola ha come primo obbligo, ne sono convinta, quello di formare persone realizzate, capaci di rendere il massimo perché svolgono professioni basate su quello che le appassiona, non su quello che sembrava più comodo o che altri hanno deciso per loro. Il talento va coltivato, curato e incoraggiato, non seppellito sotto luoghi comuni e indifferenza.

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