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A cura di Lucrezia Lombardo

BLOG | Pornografia e ipersessualizzazione social. Riflessioni dopo lo stupro di Palermo

I giovani in questione non sono dei pazzi psichiatrici, ma ragazzetti violenti, assetati di visibilità, di adrenalina, di dominio e prepotenza, come ve ne sono moltissimi in giro

Sono molte le trasmissioni tivù in cui si continua a insistere sull’urgenza che le scuole attivino progetti per la sensibilizzazione contro la violenza di genere. In molti, inclusi gli specialisti del settore - psicologi, psichiatri, medici, assistenti sociali, avvocati e politici - affermano che “il problema sia anzitutto culturale”, eppure, i soldi stanziati dal Pnrr andranno solo in parte all’istruzione pubblica, già danneggiata da anni. Basti pensare che la condizione dei tanti docenti precari, seppur con decine di titoli alle spalle, è persino peggiorata nell’ultimo periodo e stiamo assistendo, ancora una volta, alla speculazione sulla scuola e sulla fascia debole dei lavoratori precari: si prevedono infatti nuovi percorsi abilitanti, ma tutti a pagamento (dai 2.000 ai 2.500 euro). Alla faccia del merito.

In una situazione simile, c’è chi continua a richiedere a gran voce un intervento pedagogico da parte di quello stesso sistema scolastico che, da anni, è costretto a fare i conti con un disinteresse politico generale.

“Se ci penso un po’, mi viene lo schifo perché eravamo, ti giuro, 100 cani sopra una gatta…". Queste, alcune delle frasi agghiaccianti scritte via chat da uno degli stupratori di Palermo ai suoi complici. E no, i giovani in questione non sono dei pazzi psichiatrici, ma ragazzetti violenti, assetati di visibilità, di adrenalina, di dominio e prepotenza, come ve ne sono moltissimi in giro, come i tanti che frequentano le aule scolastiche di vari istituti nel nostro paese.

La questione, dunque, ha a che fare con il potere e con l'esercizio del dominio nei confronti delle donne e della loro soggettività - prima ancora che sui loro corpi - così che la violenza subita dalle vittime, divenga qualcosa per cui le donne stesse devono sentirsi in colpa, in quanto, in qualche modo, devono averla provocata. Così facendo, in realtà, si danneggia anche il maschile, affermando implicitamente  che gli uomini altro non sono che esseri assetati di sesso, dunque perversi, e che la loro essenza si riduce, fondamentalmente, a ciò. Davanti a tutto questo, mi chiedo come mai gli uomini stessi non si ribellino a un simile stereotipo onnipervasivo e che li strumentalizza. La questione di una presa di coscienza urgente è dunque collettiva, universale e supera le distinzioni di genere.

Quella del dominio (ideale che sta contaminando ogni sfera esistenziale e sociale, dalla politica attuale - emblema di violenza, prepotenza e diseguaglianza- al mondo del lavoro, alla scuola e così via) è infatti una concezione che è stata interiorizzata a livello inconscio dall'attuale generazione di adolescenti, a cui gli adulti non hanno saputo insegnare altri “valori” che la sacra gerarchia incentrata su prepotenza, successo, sui soldi e sesso. L'ideale perseguito dalla società attuale è, perciò, fondamentalmente, edonistico-narcisistico e brama di vedere gli altri piegati alla propria volontà, prostrati, adulanti, obbedienti, coerentemente col delirio di onnipotenza che sta guidando il nostro tempo e ogni sfera sociale, in primis coloro che detengono le regole del gioco.

Nella caotica giungla postmoderna, che è la società disumana dei nostri giorni, la donna è null'altro che un pezzo di carne da usare, da cui trarre piacere e di una simile visione sono complici le Istituzioni, che non garantiscono pene proporzionali alla gravità dei reati, né la certezza della pena (una leggerezza, questa, che andrà a incrementare, da qui al prossimo periodo, altri casi di stupro, violenza di genere e femminicidi). Responsabili sono le famiglie, gli educatori, gli specialisti dell’adolescenza e tutti coloro che gravitano attorno al mondo giovanile, nonché i media, che veicolano il mito del maschio dominatore, sessualmente prestante, e della donna oca ridotta a una vagina. Complice la pornografia, che dilaga ormai dovunque e che è esaltazione della violenza e del dominio, sempre e comunque, e complice la concezione odierna - fatta propria da finiti movimenti pseudofemministi, ibridi, fluidi - che ha scisso, irreparabilmente, nell'immaginario collettivo, amore e sesso e che non fa che pubblicizzare l'identificazione della libertà personale con la mera libertà sessuale, promuovendo, così, una ipersessualizzazione, una pansessualizzazione, già in età precoce. Elemento, quest'ultimo, che, invece di emancipare le donne,  le ridurrà, ancor più barbaramente, a corpi da usare e abusare, da sfruttare a sfinimento, perché i dominatori - in realtà dei falliti spirituali e psichici - ottengano il piacere che bramano e che è tratto dall'annullamento, dalla denigrazione, dall'umiliazione "di chi sta loro sotto".

Questa generazione di giovani - salvo eccezioni, che acquisiscono ancor più valore nel contesto attuale - composta, in maggioranza, da edonisti, incapaci di costruire legami solidi e duraturi, composta da soggetti anaffettivi, nichilisti e narcisisti smodati, non è altro che l'amplificazione di padri e madri, a loro volta vuoti.

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