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Redazione

Arezzo, la sua storia e il Patrimonio dell'Umanità

Giorni fa uno studioso insegnante di storia in una università non lontana da Arezzo, mi chiedeva come mai nella nostra città e nel suo territorio non ci fosse alcun Patrimonio dell'Umanità; o almeno non ci fosse opportunamente riconosciuto, dal...

Giorni fa uno studioso insegnante di storia in una università non lontana da Arezzo, mi chiedeva come mai nella nostra città e nel suo territorio non ci fosse alcun Patrimonio dell'Umanità; o almeno non ci fosse opportunamente riconosciuto, dal momento che il centro storico di Arezzo secondo lui è uno dei più affascinanti (ha detto proprio così) che conosca.

La mia risposta è stata incerta, perché io stesso ero incerto se difendere o meno gli aretini. Poi ho scelto di dire quella che ritenevo essere la verità, e cioè che gli aretini del secondo dopoguerra del loro patrimonio se ne sono letteralmente fregati, accecati dagli affari.

Oggi, in epoca di vacche magre, vorremmo tutti che Arezzo avesse un suo posto nella mappa storico culturale d'Italia, e magari anche nell'elenco dei siti dichiarati Patrimonio dell'Umanità, ma non sappiamo muoverci a dovere per ottenere il risultato.

Arezzo da quel punto di vista ha a mio modo di vedere tre possibilità: una è forse quella relativa al centro storico nel suo complesso, l'altra legata alla cappella Bacci in San Francesco, quella affrescata da Piero della Francesca con la Leggenda della Vera Croce. A questo proposito, se avessimo saputo muoverci bene tempo addietro, come sarebbe stato logico, la cappella Bacci sarebbe patrimonio dell'Umanità già da molto tempo. Oggi ci sarebbe forse la possibilità di unirla ai lavori di Piero che si trovano a Monterchi e Sansepolcro.

La terza possibilità, forse quella più concreta, riguarda il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, con il monastero e l'eremo di Camaldoli, ma anche il santuario de La Verna al suo interno. Non si tratta di un sito aretino nel senso della città, ma del territorio certo sì e il beneficio che da una simile candidatura potrebbero trarre il Casentino e la stessa Arezzo non sarebbe poco.

Credevamo di aver toccato il fondo nell'ambito delle attività culturali e della conoscenza della nostra storia (anche in ambito artistico), ma invece dal giugno scorso Arezzo non ha più nemmeno un vero assessore che si occupi del settore e abbia una disponibilità di fondi idonea. La delega è in mano del sindaco Ghinelli, un ingegnere assolutamente inesperto nel settore. Si pensi che per le attività culturali non ci sono nemmeno fondi, se non quelli che avanzeranno (mai?) dalle attività correnti.

Una città di centomila abitanti senza un vero assessorato alla cultura, questo siamo stati capaci di produrre negli ultimi decenni. Il brutto è che la maggioranza della popolazione probabilmente crede che sia giusto così.

E allora cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare se passiamo da una mangiata di porchetta ad una di salsicce di settimana in settimana? A parte una stagione teatrale ( messa in piedi all'ultimo lancio e partita nel 2016) senza un guizzo, nemmeno uno, in direzione del teatro contemporaneo, nel primo periodo dell'attuale amministrazione abbiamo assistito soltanto ad una mostra su Modigliani senza nemmeno un quadro di Modigliani e a una ottima stagione concertistica messa in piedi dall'associazione Amici della Musica (cui il Comune non è stato in grado di dare nemmeno il patrocinio).

Si deve rimboccare le maniche chi può fare, e anche chi può sponsorizzare senza troppo interesse di ritorno. C'è bisogno di una campagna per la conoscenza di Arezzo e della sua storia, qualcosa di brillante rivolto soprattutto ai cittadini stessi, e solo dopo verso l'esterno; un programma studiato e mirato a rendere giustizia alla storia di Arezzo, che non è certo fatta di nulla. E' qui che è nato Mecenate, qui ha inventato le note musicali Guido d'Arezzo, ed è sempre in questa città che Cimabue ha lasciato l'ultimo suo crocifisso (intonso) esistente. Ad Arezzo è nato e ha molto operato Giorgio Vasari, uno dei personaggi maggiori del rinascimento italiano.

Nella nostra città vantiamo la Fraternita dei Laici, la più antica istituzione europea nel suo ambito, che è quello di occuparsi di chi ha bisogno e della vita culturale cittadina. E' sempre ad Arezzo che è nata la terza università d'Europa, dopo quelle di Bologna e Parigi.

Non ho ancora citato la Pieve di Santa Maria, il Duomo, la Piazza Grande più bella d'Italia ecc, ma quel che ho scritto basta e avanza perché il mio interlocutore si chiedesse perché Arezzo sia rimasta al palo quanto a valorizzazione del proprio patrimonio. E' ora di mettere a frutto quello che Arezzo si è costruita nel tempo, ma bisogna farlo con un progetto che non può non vedere al centro un'amministrazione pubblica la quale ,al momento, non va oltre la sagra della porchetta.

Ci siamo spesso vantati del fatto che chiunque visiti la nostra città per la prima volta si stupisca del suo fascino. Ma questa è una sconfitta, più che un successo, perché significa che nessuno conosce Arezzo per quel che è.

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