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Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

Saione

Campo di Marte, da stadio a parco cittadino

Nuovo appuntamento con la rubrica Arezzo da Amare sulla storia dei luoghi simbolo della città

Campo di Marte, il parco dietro la stazione di Arezzo, è un luogo che ha tante storie da raccontare.  Senza andare troppo indietro nel tempo, ad esempio, va ricordato che fino a tutto l’Ottocento fu utilizzato come piazza d’armi e area di esercitazione militare. Da qui il nome con cui è appellato ancora oggi, visto che già in epoca romana il Campo Marzio o Campo di Marte era il luogo di una città dedicato al dio della guerra in cui si facevano le grandi manovre. 

Dal 1919 Campo di Marte ospitò uno sferisterio in legno dove si facevano i giochi con la palla più in voga all’epoca ma anche corse di cavalli.

Erano gli anni in cui il calcio cominciava ad appassionare gli aretini e nel 1923 nasceva la Juventus FBC Arezzo, trasformatasi in U.S. Arezzo nel 1930. La necessità di uno spazio adeguato, in cui svolgere le partite, portò gli organi comunali a concedere il terreno nel 1926. Si trattava tuttavia di un impianto scadente, con piccole tribune in legno e un fondo di gioco precario. Pare che i pali delle porte venissero smontati alla fine di ogni gara, dato che la struttura doveva servire anche per altre attività agonistiche e ricreative.

Campo di Marte, un tempo e oggi

Il 7 giugno 1933 alcune associazioni sportive e combattentistiche aretine incalzarono il podestà Pier Ludovico Occhini con la richiesta scritta di un nuovo impianto da intitolare al tenente dei bersaglieri Giuseppe Mancini, medaglia d’oro al valore militare, caduto il 5 dicembre 1917 sul Monte Miela, durante la Prima Guerra Mondiale.

Lo stadio doveva sorgere nella periferia ovest, dove era previsto il nuovo quartiere di Pescaiola. Nel febbraio 1934 il Comune acquistò un terreno nei pressi dell’odierna via Alessandro dal Borro. Nelle previsioni la vecchia struttura di Campo di Marte non doveva sparire, ma diventare il campo per gli allenamenti della squadra di calcio cittadina. L’elaborazione del nuovo campo sportivo fu affidata al prestigioso Gruppo Toscano Architetti di Firenze, che nel giugno dello stesso anno presentò il progetto per un impianto da 10.000 posti. Quest’ultimo faceva a sua volta parte di un complesso polivalente dotato di piscina, campi da tennis, pallacanestro e pallavolo, un percorso di guerra, una palestra sotto la tribuna principale e una pista in cemento armato, lungo il perimetro del terreno, con le curve paraboliche per le gare ciclistiche e di moto.

Lo stadio sarebbe stato rivestito in mattoni faccia a vista, provvisto di una copertura autoportante in cemento armato per la tribuna e caratterizzato da una torre neofuturista di 33 metri sul lato della maratona, di cui rimane ancora oggi il disegno. Il progetto rimase sulla carta per la mancanza di risorse finanziarie, ma sarebbe stato un gioiello di architettura.

Nel 1936, con una deliberazione del podestà, si decise così di potenziare l’impianto già esistente a Campo di Marte, sempre con l’ausilio del Gruppo Toscano Architetti. A Pescaiola trovò invece posto il nuovo Foro Boario per il mercato del bestiame, realizzato nel biennio 1937/38 su progetto di Aldo Giunti, a cui seguì il vicino Mattatoio nel biennio 1942/43.

Le strutture portanti della tribuna dello stadio furono ricostruite con cemento armato e mattoni, mentre rimasero le gradinate in legno. L’inaugurazione di quello che fu ribattezzato stadio “Giuseppe Mancini” avvenne nel 1937, con l’arrivo ad Arezzo della sesta tappa del Giro d’Italia, vinta in volata da Giuseppe Olmo, uno dei grandi nomi delle due ruote di quegli anni. 

Tra il 1943 e il 1944 i bombardamenti alleati colpirono a più riprese la vicina stazione ferroviaria, obiettivo tra i più strategici della città. Le incursioni del 12 novembre e del 2 dicembre 1943 provocarono gravi danni, ma è con il martellamento del gennaio 1944, in cui si contarono almeno cinque grossi sganciamenti di ordigni, che l’area di Campo di Marte si riempì di crateri e le parti murarie vennero semidistrutte. 

Nel dopoguerra il terreno e gli spalti vennero ripristinati, ma si cominciò a pensare anche a uno stadio più funzionale. La stagione 1960-61 fu l’ultima della compagine amaranto nella vecchia struttura, dato che quella nuova era ormai ultimata.

Nel settembre 1961 fu inaugurato lo stadio di via Gramsci, progettato da Norberto Carlini e Nedo Mori. L’anno successivo il glorioso “Giuseppe Mancini” venne demolito. Parte dell’area fu destinata a verde pubblico, un’altra fetta negli anni seguenti venne occupata da un gigantesco complesso edilizio firmato da Mario Mercantini.

Nel settembre 2003, dopo anni di incuria, partirono i lavori di riqualificazione del parco, terminati nel luglio dell’anno successivo. Durante le operazioni furono rinvenuti alcuni reperti archeologici di epoca romana legati a un sepolcreto. Nello stesso periodo ci furono forti polemiche per l’abbattimento di alcuni vecchi platani e pini. 

Nel 2014 arrivò il Monumento a Giuseppe Mancini, collocato ai margini del parco nel settantesimo anniversario della liberazione di Arezzo dal nazifascismo. L’opera fu progettata da Paolo Mulè e voluta dall’associazione nazionale Bersaglieri, sezione “Piero Tommaso Caporali” di Arezzo.

La storia recente di Campo di Marte ha visto l’installazione di un’area giochi per bambini e l’organizzazione di eventi e mercati per i quali il parco sembra fatta apposta, che provano a dare il giusto valore a una bella area verde a due passi dal centro storico, troppo spesso salita agli onori delle cronache negli ultimi anni per episodi di degrado sociale.  

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