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Martedì, 30 Aprile 2024
Arezzo costume e società

Arezzo costume e società

A cura di Gianni Brunacci

Il Pd ad Arezzo e i candidati alla guida

Non è un partito ma un’accozzaglia senz’anima. Non è tutti inclusi, ma tutti contro tutti. Mancano la capacità di mobilitazione del Pci di un tempo, la passione e oggi anche il leader

Dalle parti di Arezzo il PD è un ricordo e forse non è mai stato qualcosa di compiuto. Non c’è mai stata una vera fusione delle sue due anime, a suo tempo incollate a forza da Veltroni. Da noi gli ex DC della Margherita hanno impiegato anni prima di entrare nella sede di piazza Sant’Agostino come a casa propria, e poi hanno deciso di cambiare strada, spesso di diventare altro.

Quando la scalata degli ex bianco crociati al potere nel partito è fallita (era a buon punto, fino a che Renzi non è diventato Tafazzi…) è iniziata la diaspora e i dissapori sopiti sotto i risultati sono pian piano riemersi col calare del numero dei voti.

Il PD non è un partito, è un’accozzaglia senz’anima. Non è tutti inclusi, ma tutti contro tutti. L’interesse dei cittadini per questa cosa che un tempo era il PCI e la DC di sinistra è scemato pian piano, fino a decretare la sconfitta nelle amministrazioni locali, e a perdere la testa.

La testa è intesa come il/i leader. Numeri alla mano il vero campione del PD in provincia di Arezzo è Vincenzo Ceccarelli, capogruppo del partito in regione e recordman di voti/preferenze, ma il suo è un successo personale, che non è quasi mai andato di pari passo con quello del partito, dove ha incontrato detrattori quanti fans.

Oggi c’è da eleggere un segretario provinciale e si candidano due outsider (non me ne vogliano i contendenti), una segretaria del PD ad Anghiari, l’altro vice sindaco di Pratovecchio Stia. Sono finiti i tempi dei capi riconosciuti dal popolo del PD.

Uno dei più anziani iscritti, prima al PCI e poi al PD aretino, un paio di anni fa diceva che “ci manca la capacità di essere presenti, di mobilitarci, di essere immediatamente pronti a dare le risposte ai problemi. Di riuscire a fare gruppo, massa, popolo”.

Aveva ragione. Quel che manca al PD, aretino e non, è la capacità di mobilitazione del PCI di un tempo, la passione; e oggi anche il leader, aggiungo io, in un’epoca in cui non se ne può più fare a meno.

La segretaria nazionale, eletta principalmente dai non iscritti al partito, finisce per indebolire, invece di rilanciare il PD. 

La vediamo alle prese con un tentativo “di inclusione di tutte le anime” impossibile da ottenere; e arranca dietro un “ma anche” di veltroniana memoria, buono per le guerre e i migranti. Infatti non è chiaro dove voglia andare a parare il PD, nazionale e aretino.

Forse l’unica cosa rimasta viva è contenuta nel nome: Partito Democratico. Importante, ma un po’ poco…

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