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Riceviamo e pubblichiamo (con una breve controreplica) una lettera pervenutaci dal direttore di Italia a Tavola

Caro direttore, ti chiedo un po’ di spazio essendo stati chiamati in causa in un articolo che, scusa la franchezza, non ci sembra rispetti i criteri di oggettività, anche se nella forma di un commento. Mi riferisco alla difesa d’ufficio di...

Caro direttore,

ti chiedo un po’ di spazio essendo stati chiamati in causa in un articolo che, scusa la franchezza, non ci sembra rispetti i criteri di oggettività, anche se nella forma di un commento.

Mi riferisco alla difesa d’ufficio di TripAdvisor fatta da Gianni Brunacci per cercare di fustigare la campagna che da anni Italia a Tavola conduce contro le truffe commesse con TripAdvisor e contro gli inganni a danno dei consumatori con commenti tarocchi e spesso a pagamento.

Premesso che ognuno è libero di pensare quello che crede, per un minimo di coerenza bisognerebbe almeno spiegare che cosa si vuole contestare. Cosa che nell’articolo ovviamente non viene nemmeno sfiorato, mentre si usano gratuite illazioni e una buona dose di maleducazione che non fa certo onore ad una testata giornalistica come Arezzonotizie.it che non è certo un blog da fack news…

Già definirci “quelli di Italia a Tavola” nell’incipit è forse un segnale preciso di come si voglia cercare di screditare da subito qualcuno. Anche con cattivo gusto. “Quelli” indica un quotidiano on line di enogastronomia con decine di migliaia di utenti unici al giorno, che salgono a centinaia di migliaia con le condivisioni sui social network. Non siamo proprio la “mosca bianca” a cui Brunacci vuole accostarci, e le decine di inchieste di tutta la stampa nazionale e dei principali canali televisivi sulle storture di TripAdvisor, nascono proprio dalle iniziative di questa mosca che si occupa da sempre del mondo della ristorazione e dell’accoglienza. E a conferma del nostro radicamento cui sono le migliaia di locali in tutta Italia che espongo la nostra piccola vetrofania diventata simbolo di onestà e trasparenza. Una realtà che disturba sia Tp, sia i loro alleati….

Eppure la verità è un tema che dovrebbe interessare anche ad Arezzonotizie.it. Peccato che in questo scritto che sembra dettato da “quelli” del gufetto verde, o da qualche associazione di categoria che si è alleata con loro, non ce ne è però molta traccia. Secondo Brunacci, Italia a Tavola “cerca di diffondere la voce che le recensioni che compaiono su quelle pagine (TripAdvisor, ndr) siano per lo più false e create dagli stessi gestori delle attività per farsi un buon nome. Ma tutti noi sappiamo che non è vero…”. Non è che cerchiamo, noi sosteniamo da anni questa che è una verità assoluta al punto che l’Antitrust della concorrenza aveva certificato proprio questo con una condanna da mezzo milione di euro. E settimanalmente pubblichiamo esempi di queste truffe.

Sembra quasi che nella redazione nessuno abbia mai sentito qualche ristoratore o albergatore indignato per le troppe falsità scritte sul TA per screditarli. Magari sarà anche vero che se uno “sa leggere TripAdvisor difficilmente rimane fregato”, come scrive Brunacci. Speriamo che anche i lettori di Arezzonotizie.it sappiano leggere bene, così da evitare di cadere nell’errore di credere al peloso peana in onore di TA.

Noi siamo giornalisti professionisti e crediamo che il nostro dovere primario sia ricercare sempre la verità, e non cercare di dare ad intendere lucciole per lanterne e sperare che qualcuno capisca bene cosa si intende fra le righe. Lasciamo ai politici ed ai sindacalisti quest’arte in cui sono maestri.

Se poi ci si accusa di voler svuotare il mare con un cucchiaio, rispondiamo che non eravamo mai arrivati alla pretesa di voler dimostrare come Sant’Agostino il mistero della Trinità. Più modestamente ci piacerebbe riuscire convincere un po’ di gente che con la buona volontà e l’onestà si possono anche prosciugare le paludi di fango create da TripAdvisor. E in questo sarebbe bello fare un po’ come gli olandesi che nei secoli, unendo le forse, hanno davvero prosciugato un po’ di mare…

Grazie per l’attenzione

Alberto Lupini

Direttore Italia a Tavola

Mozzo, 26 maggio 2017

Risposta di Gianni Brunacci, estensore dell'articolo cui si fa riferimento nella lettera:

caro direttore, la sua lettera contiene una serie di forzature che non posso accogliere come accettabili. In primis non è assolutamente vero che ho mancato di rispetto alla vostra testata (la frase "Quelli di Italiaatavola.net" non è offensiva e nemmeno una mancanza di rispetto, ma semplicemente italiano), in secondo luogo lei ha estrapolato una mia frase eludendone il seguito e questo non è corretto.

In terzo luogo sembra convenire anche lei che a saperlo leggere Tripadvisor difficilmente trae in inganno. e questo è il nucleo vero del mio intervento, quello di chi non ha legami né con Italiaatavola.net né con Tripadvisor.

Semplicemente ho 58 anni e utilizzo TA da quando sono venuto a sapere della sua esistenza. Sono perfettamente cosciente che possano esistere recensioni negative fatte ad arte per screditare concorrenti, oppure positive per aumentare il prestigio del proprio esercizio; ma in molti anni di utilizzo non sono mai rimasto deluso dalle scelte fatte grazie a Tripadvisor.

Basta semplicemente dar credito a chi ha oltre un centinaio di recensioni, scartare le peggiori e le migliori e difficilmente si sbaglia (con le dovute eccezioni, naturalmente, anche se io non ne ho incontrate). Questo con l'eccezione di locali di lusso, per i quali spesso le recensioni sono poche per i motivi che ho citato nel mio articolo.

Quelle che scrivo quotidianamente dal febbraio 2006 su Arezzo Notizie sono più che altro opinioni ed hanno il valore che hanno le opinioni. I nostri lettori lo sanno bene.

Il rispetto occorre da entrambe le parti, caro direttore. Se lei è in cerca di nemici, come parrebbe dall'articolo che ha pubblicato nella Home page del suo sito nonché dalla lettera qui sopra riportata, allora ha sbagliato indirizzo. Io non ce l'ho certo con Italiaatavola.net e per saperlo basta leggere il titolo del mio articolo.

Buon lavoro, Gianni Brunacci

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