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Redazione

L'identità cittadina si tramanda

“Amate questa città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità . Voi siete piantati in essa e in essa saranno piantate le generazioni future che avranno in voi radice. È un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare...

Amate questa città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità . Voi siete piantati in essa e in essa saranno piantate le generazioni future che avranno in voi radice. È un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno. Ogni città racchiude in sé una vocazione ed un mistero: ognuna è nel tempo una immagine lontana della città eterna. Amatela dunque come si ama la casa comune destinata a voi e ai vostri figli”.

La città è una casa comune in cui tutti gli elementi che la compongono sono organicamente collegati; come l'officina è un elemento organico della città , così lo è la Cattedrale, la scuola, l'ospedale. Tutto fa parte di questa casa comune. Vi è dunque una pasta unica, un lievito unico, una responsabilità unica che è collegata ai comuni doveri.”

"Il nostro compito di guide delle città è pensare, è essenzialmente quello di meditare: se non meditiamo siamo soltanto dei direttori generali”.

Queste frasi le pronunciò Giorgio La Pira, allora sindaco di Firenze, il giorno in cui furono consegnate le prime chiavi degli appartamenti agli abitanti dell'Isolotto, quartiere popolare di Firenze. Sono parole che ancora oggi, a distanza di più di sessant'anni, possono ispirare i cittadini di qualsiasi centro (Arezzo compresa) e le loro amministrazioni.

Siamo tutti impegnati a fare singolarmente quanto possiamo perché il patrimonio che ci è stato consegnato dalle generazioni passate venga conservato e migliorato per quelle future, in modo da tramandare l'identità della città. Si tratta di concetti ancor più validi in un momento di scollamento della comunità. Gli amministratori non si limitino ad essere semplici direttori generali e i cittadini si adoperino per il bene della propria comunità. Sostanzialmente è anche quanto ha detto il Vescovo Fontana in occasione della messa solenne celebrata nel giorno di San Donato lunedì scorso. Lui si è rivolto ai laici cattolici, ma tutti gli altri cittadini non si sentano esentati dallo stesso compito, quello di fare il bene della propria comunità.

In somma ognuno rivolga a se stesso una domanda centrale: "cosa ho fatto io per la mia comunità?" E si comporti conseguentemente alla risposta onesta che si darà.

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