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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Mugnai verso il grande Centro: "Con Draghi anche dopo il 2023. Renzi? Ha i nostri stessi obiettivi"

Il deputato aretino di Coraggio Italia, ex Forza Italia, ragiona sul nuovo soggetto centrista: "Niente nomi, ma idee al sostegno del presidente del consiglio. E' un bene che sia rimasto dov'è. Il centrodestra? Si sta spaccando per l'Opa ostile di FdI, che segue quella della Lega"

La scelta del Presidente della Repubblica, con il Mattarella bis, ha messo il dito nelle sanguinanti piaghe della politica italiana (e nostrale), evidenziando spaccature interne alle coalizioni e ai partiti. Tra i mille grandi elettori di Montecitorio c'era anche Stefano Mugnai, deputato espresso dal territorio aretino, valdarnese ed ex coordinatore toscano di Forza Italia. Durante la legislatura ha però lasciato il partito di Berlusconi, assieme al collega e conterraneo Maurizio D'Ettore, contestando ingerenze leghiste all'interno della formazione azzurra. E' approdato così alla compagine di Coraggio Italia, che oggi fa riferimento al governatore ligure Giovanni Toti, al sindaco veneziano Luigi Brugnaro e al senatore Gaetano Quagliariello. Un partito draghiano di ferro che in questi giorni, i ben informati, danno in stretto dialogo con Italia Viva. Anche se le manovre sono cominciate da tempo.

Stefano Mugnai, sta pensando al terzo polo centrista?

"Se ne sta parlando, certo. Perché è nelle cose. Per un certo tempo l'idea è rimasta cristallizzata, poi ci sono episodi che danno un impulso, come l'elezione del Presidente della Repubblica. Ma certi nodi e certe pressioni preesistevano".

Quali sono i nodi?

"Il sistema maggioritario del bipolarismo ha fallito".

Vuole una legge elettorale diversa.

"Siamo per il ritorno al proporzionale. Dobbiamo riorganizzare il sistema della politica in funzione del Paese".

Quindi farebbe parte di un terzo polo centrista?

"Io sono per un'aggregazione moderata. Attenzione, essere moderato non vuol dire essere meno solidi di altri. Vuol dire portare avanti con pacatezza le proprie istanze".

Al contrario di altri?

"C'è gente che sbraita, ma poi scappa con la coda tra le gambe. Lo spettacolo offerto durante la settimana quirinalizia non è stato molto edificante, perchè i leader scarseggiano. Alle ultime elezioni politiche sono stati premiati i populisti di Lega e M5S, poi le cose sono cambiate: il combinato disposto 'pandemia più Draghi' ha detto ad esempio che uno non vale uno. Draghi è la negazione dell'uno vale uno: con il Paese che andava verso il baratro, è stato scelto il più bravo di tutti. Ora l'offerta elettorale deve essere coerente con le spirito dei tempi".

Secondo lei, il centrodestra così come lo conoscevamo è finito?

"Il centrodestra non è finito, perché la cultura di centrodestra del nostro Paese è forte e riguarda i 3/5 della popolazione. Ma è automaticamente finito un certo centrodestra che se vince non riesce a governare".

Vediamo il livello nazionale.

"Diceva Confucio che se insegui due conigli non ne acchiapperai nemmeno uno. Ecco, oggi il centrodestra è al Governo con Draghi ma è anche all'opposizione, con Giorgia Meloni. Salvini ha fatto un'Opa ostile a Forza Italia (in sostanza, avrebbe 'scalato' il partito azzurro, sottraendo ad esso sostanziose fette di elettori, nda) e ora Meloni sta facendo lo stesso con la Lega. Ci sono forti contraddizini, che prima o poi esplodono. Attenzione, nel centrosinisra le cose non è che vadano meglio. Letta ha i suoi problemi interni, nel M5S regna il caos. Siamo in una fase in cui le vecchie coalizioni si stanno scomponendo. Ma ci sarà una ricomposizione, con nuovi equilibri".

E sui territori? Uno a caso: Arezzo.

"Sui territrori prima o poi si riverberano le tensioni nazionali. I dissapori magari covavano da tempo, ora emergono perché non c'è più una cintura di sicurezza a livello nazionale. Cè stato un tempo un centrodestra toscano che vinceva, nonostante la cultura politica della regione sia di centrosinistra. Io coordinavo Forza Italia, Donzelli FdI e Vescovi la Lega. Abbiamo ottenuto successi insperati, come ad Arezzo, perché c'era un'idea vincente a livello di coalizione. Si vince se c'è visione comune. Purtroppo ora sono riemerse le logiche dei partiti che vogliono prevalere l'uno sull'altro. E così il centrodestra rivince solo con i sindaci uscenti".

Lo scontro aretino tra Fratelli d'Italia da un lato e Lega e Forza dall'altro come lo giudica?

"Mi sembra che il livello di contrasto sia abbastanza alto, dovrebbe esserci bon ton tra alleati: mi sembra quasi uno scontro personale. E non so se si possa risolvere senza traumi. Lo seguo come spettatore, non giudico i singoli. Di certo, vorrei un centrodestra diverso". 

Anche Renzi nel grande Centro? Cosa ne pensa?

"In quello che dice Renzi in quesi ultimi mesi, mi ci rivedo perfettamente. Sconta purtroppo il suo passato politico. Ma oggi sta sbagliando davvero poco, mi sembra abbia i nostri stessi obiettivi. Più che di nomi interni al nuovi soggetto, però, vorrei parlare di idee. Riforma del Fisco, Pnrr. Per il resto siamo aperti: vedo che c'è interesse anche tra militanti di Lega e Forza Italia. Ma di certo non faccio appelli a lasciare i partiti e venire con noi".

Avrebbe voluto Draghi al Colle?

"Io preferisco tenerlo alla guida della macchina dell'Esecutibo. Oggi abbiamo una credibilità internazionale che prima non avevamo. Di Draghi al Governo, l'Italia avrà bisogno anche dopo il 2023".

Contento del Mattarella bis?

"Io sì, Mattarella un po' meno. Ci potevano essere altre soluzioni, ma i leader si sono mostrati poco capaci. L'indicazione del Parlamento, d'altronde, già c'era: si dirà, per forza i parlamentari sono attaccati alla poltrona. Va bene, ma il Parlamento è anche lo specchio del Paese che voleva il Mattarella bis. Comunque spero che un giorno si arrivi, con dovuti pesi e contrappesi, a una elezione diretta da pate del popolo del Presidente della Repubblica".

Avrebbe votato Casini?

"Certo, ma non ci sono state le condizioni. Casini ha avuto molta sensibilità istituzionale nel tirarsi indietro".

Ha votato Elisabetta Casellati?

"Io sì, sono leale.Ma evidentemente nel centrodestra non tutti l'hanno fatto. Il mio partito, peraltro, ha fatto presente i rischi che si correvano proponendo il nome della seconda carica dello Stato". 

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