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Tra polvere e reperti: Gamurrini, l'archeologo che portò alla luce i segreti di Arezzo

A cento anni dalla sua morte, l'Accademia Petrarca ha organizzato una lunga serie di iniziative per rendere omaggio ad uno dei più illustri aretini dell'800

“Nonno era uno che ci teneva. Voglio dire, ha scritto la sua autobiografia quindi era ben consapevole di aver lasciato un segno. Sono certo che avrebbe apprezzato l’attenzione riservatagli”. A cento anni dalla morte di Gian Francesco Gamurrini, è uno dei due pronipoti che portano il suo stesso nome a parlare di quell’uomo così innamorato della storia della propria città da sviscerarne - letteralmente - i segreti più profondi.

Archeologo, storico, numismatico, Gamurrini è stato per Arezzo colui che prima e più di altri ha dato vita a campagne archeologiche scientifiche, l’uomo che ha imposto rigore nella repertazione e catalogazione di manufatti antichi. “Molte delle sue scoperte - spiega il presidente dell’Accademia Petrarca, Giulio Firpo - si trovano esposte (e non) al museo archeologico. Stiamo parlando di uno dei nostri più illustri concittadini, colui che ha costruito un sistema empirico per tracciare la storia tenendo un’attiva corrispondenza con l’istituto di corrispondenza archeologica che allora era il massimo ente di riferimento. Tra gli anni 80 e 90 dell’800 è stato coordinatore degli scavi che hanno interessato il tempio etrusco della Catona. Gli venne più volte offerta una cattedra in prestigiose facoltà ma lui rifiutò sempre l’idea di passare all’insegnamento. Era uno studioso, un uomo che amava stare sul campo. Un carattere talvolta non semplice, duro, impetuoso. Ma, un grandissimo e appassionato ricercatore”.

In occasione del centenario della scomparsa, l’Accademia Petrarca ha promosso la ristampa del volume “Autobiografia”, testo redatto dallo stesso archeologo tra il 1920/21 e pubblicato per la prima volta nel 1924 da Corrado Lazzeri nel terzo numero della rivista “Atti e memorie”. Oggi la ristampa è stata resa possibile grazie alla collaborazione con la fondazione Luigi Rovati di Milano. “Leggendo il testo - racconta il nipote Gian Francesco Gamurrini - ho avuto un’idea più completa sul mio bisnonno. Ho ritrovatomolti aspetti caratteriali che ho visto in mio padre, in me e nella mia famiglia in generale. L’ho davvero sentito più vicino e compreso meglio alcune delle sue idee e teorie”.

La riedizione, curata da Giulio Firpo, Andrea Gaucci e Sara Faralli, con postfazione di Giulio Paolucci, è stata arricchita da note e contributi utili a raccontare uno tra i massimi protagonisti della vita culturale, e non solo, di Arezzo a cavallo tra XIX e XX secolo. Gamurrini fu, tra le altre cose, presidente dell’Accademia Petrarca per ben 39 anni, dal 1884 al 1923, e anche primo rettore della Fraternita dei Laici. La presentazione dell’Autobiografia è affidata a Giuseppe Sassatelli, presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici di Firenze.

La ristampa costituisce la prima delle manifestazioni organizzate dall’Accademia e dalla Fondazione Rovati per celebrare Gamurrini. Seguirà a dicembre 2023 un convegno internazionale sulla figura e sull’opera di questo illustre intellettuale, al quale gli studi sulla storia di Arezzo etrusca, romana e medievale devono un tributo imprescindibile. Entro la prossima estate verranno inoltre realizzati la digitalizzazione dell’Archivio di Gian Francesco Gamurrini, attualmente in deposito presso il Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo, e il successivo inserimento on-line, in modo tale da mettere agevolmente a disposizione di chiunque ne sia interessato un patrimonio culturale di incalcolabile valore documentario e storico.

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