Valentino Mercati ha ragione, anche se le istituzioni poco possono contro l'utilizzo di pesticidi in agricoltura. Chi coltiva tabacco (e in Valtiberina è pratica secolare) deve produrre una foglia bella a vedersi e priva di fori di qualsiasi natura, altrimenti le manifatture lucchesi del sigaro toscano rifiuteranno il prodotto. Già così, con l'utilizzo dei pesticidi, non è poco il quantitativo di seconda scelta destinato solo alle sigarette.

Ormai il mercato si basa sull'immagine, così come avviene per le mele, le zucchine o gli altri frutti dell'orto; e a nulla valgono gli allarmi. Chi coltiva alla vecchia maniera non vende...

Il bel sigaro toscano deve essere fatto con foglie intonse, ben secche, aperte e sufficientemente elastiche da poter essere avvolte su se stesse.

Papa Francesco lancia continuamente l'allarme ambiente e i capi di stato si riuniscono a Parigi per parlare dell'ultimo treno per cominciare a ridurre l'inquinamento, ma l'ingranaggio pare aver raggiunto un punto dal quale sarà difficile tornare indietro. E Cina e India difficilmente saranno disposte a rinunciare alla loro quota di intossicazione del pianeta, visto che in occidente abbiamo inquinato a lungo senza alcuna remora.

In questo quadro Mercati, il patron di Aboca, appare come una pulce anacronistica. Minaccia di non coltivare più in Valtiberina per salvaguardare il buon nome della propria azienda, ma sappiamo tutti, quanto lui, che in val di Chiana o altrove le cose non stanno troppo diversamente.

Ho esperienza diretta di prodotti dell'orto immangiabili per via della vicinanza ai campi di tabacco, quindi sto con Mercati al 100%, anche se la soluzione non mi pare a portata di mano.