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I casi di legionella ad Arezzo, come e dove prolifera il batterio

L'ultimo in ordine di tempo è il caso degli spogliatoi della sede di Estra, nei mesi precedenti invece ci sono stati casi di legionellosi in persone che si erano operate all'interno di cliniche private di Arezzo. Almeno tre i decessi finora noti

Ad Arezzo si parla molto più spesso di Legionella. I casi che si sono verificati, anche con esito letale, hanno portato sicuramente più sensibilità al tema nell'opinione pubblica. Per imprese ed enti pubblici nulla cambia, da tempo sono infatti sottoposti alla normativa che prevede un protocollo fisso per il monitoraggio degli impianti che potrebbero essere esposti alla presenza del batterio. È così che è emerso il problema all'interno degli spogliatoi nella sede aretina di Estra. I controlli si sono susseguiti ad ogni operazione di bonifica, ma anche gli ultimi campionamenti, dopo trattamenti di iperclorazione e di shock termico, hanno dato esito positivo: il batterio della legionella è ancora lì. 

Come è possibile? La spiegazione a tutto in questi giorni arriva da uno dei webinar sul tema che viene organizzato ad Arezzo periodicamente da Ersilia Ferrini e Luana Ghiandai di Labor Chimica con la partecipazione, tra gli altri, della biologa Silvana Amato. 

"Il batterio della legionella colonizza l'acqua - spiegano innanzitutto - e il contagio avviene per inalazione e non per ingestione." Sono quindi tutti quei luoghi dove si crea un aeresol di acqua ad essere più predisposti: docce, piscine o centri termali, impianti idrici in ospedali, case di cura, case al mare.

"C'è da considerare che la temperatura ottimale di crescita è tra i 35 e i 37 gradi, sotto i 25 invece i batteri sono dormienti, mentre quando si trovano a 45 gradi si ferma la loro proliferazione. Lo sviluppo è favorito da ph neutro. Il loro habitat ideale è dove si crea il biofilm, come ad esempio nelle tubature, negli impianti poco utilizzati, nelle curvature. Lì diventa più forte ed è più difficile rimuoverlo. Per questo fa la differenza anche il modo di progettare e costruire gli impianti stessi. E molta attenzione deve essere fatta affinché i trattamenti di disinfezione non danneggino le tubature. In aiuto viene la ricerca scientifica che, con acqua e sale, attraverso un processo elettrochimico ha prodotto una soluzione salina molto efficace che non corrode ed è efficace anche a bassi dosaggi fin dentro al biofilm."

Il batterio della legionella è sempre stato presente in natura. E il sistema sanitario nazionale lo monitora costantemente. È per questo che esiste il sistema di sorveglianza della legionellosi all'interno dell'Istituto Superiore di Sanità. E tutte le aziende devono avere un piano di prevenzione del rischio.

In Italia negli ultimi anni si è registrato un picco di contagi con origine nei nosocomi nel 2017, mentre l'anno che ha avuto in assoluto il maggior numero di casi è stato il 2019. Con le restrizioni avute nel periodo del Covid il 2020 è stato l'anno con il dato più basso, mentre il 2021, con la graduale caduta degli obblighi di chiusura i contagi da legionella sono di nuovo schizzati in alto senza preò raggiungere il picco del 2019. 

"Il Covid ha insegnato qualcosa, cioé che esiste un mondo invisibile che però ha effetti pratici. E proprio il periodo di lockdown potrebbe aver favorito la proliferazione del batterio in tutti quegli impianti che sono rimasti fermi a lungo, sia nei locali, nei reparti ospedalieri senza degenti, nelle strutture ricettive, nelle abitazioni private, come quelle al mare. Per i privati l'indicazione di base è quella di far circolare l'acqua periodicamente per evitare che ristagni e si faciliti la proliferazione del batterio."

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