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"La belva", il controfuoco e Casentino 50. Così l'Unione protegge le foreste dalle fiamme

Dallo scorso primo luglio è iniziato il periodo di massimo rischio che vede tutta la struttura antincendi dell’ente partecipare alla turnazione del Cop (Centro Operativo Provinciale)

Nessun supereroe solitario. Per sconfiggere il fuoco, quello che in un soffio di vento artiglia ettari di vegetazione, non serve un impavido difensore delle foreste quanto, piuttosto, una truppa che nel bosco vive tutto l’anno e che di quelle chiome, sentieri e pendii conosce ogni centimetro. Casentino 50 è soltanto una delle squadre che l’Unione dei Comuni montani conta al proprio attivo per l’attività di antincendio boschivo. 40 dipendenti istruiti, formati e plasmati da una lunga esperienza sul campo. “Personalmente - racconta Carlo Toni, sindaco di Poppi nonché direttore operazioni antincendi boschivi - è dal 1982 che mi ritrovo ad avere a che fare col fuoco. Prima per la comunità montana e oggi per l’Unione”.

Il controfuoco, uomini e "la belva"

Oltre ai 40 addetti il team conta pure 6 guardie forestali, 5 direttori delle operazioni di spegnimento e più di 10 mezzi. Tra questi ci sono “la belva”, un’autobotte da 3.300 litri capace di arrivare ovunque, un’altra da 1.500 litri più agile, fuoristrada dotati di modulo antincendio, un’officina e tre vasche mobili.

“Non ci lamentiamo - spiega Toni - siamo attrezzati. Sindaci e coordinatori dell’antincendio boschivo di altri comuni sono rimasti impressionati dalla nostra organizzazione. Per quanto riguarda l’aspetto operativo, il nostro compito è coordinare le operazioni di spegnimento ogni qualvolta si verificano roghi nel territorio boschivo della vallata e della provincia. Ovviamente, in caso di necessità siamo chiamati ad operare in tutta la Toscana. È capitato infatti che i nostri uomini siano stati reclutati per dare supporto nell’Argentario piuttosto che a Stazzema o nelle aree appenniniche confinanti. Essendo anche abituati alle operazioni di bonifica sono particolarmente richiesti perché, chi fa il mio lavoro lo sa, la parte più delicata non è sedare le fiamme quanto, piuttosto, fare in modo che non riprendano. Inoltre, il nostro personale è stato addestrato anche all'ultilizzo del controfuoco”. Quest'ultima è una tecnica antica che consente, con il supporto di un apposito macchinario, di "sparare" del fuoco in punti ben precisi. "Ma bisogna saperlo fare - ribadisce Toni - altrimenti è un disastro".

Il primo bilancio estivo dell'Unione

Fino ad oggi il personale dell’Unione dei Comuni del Casentino ha partecipato attivamente ad una quarantina di incendi boschivi. Nelle scorse settimane, ad esempio, ha concorso allo spegnimento dell’incendio di Palazzo del Pero con 80 ore lavorative, assicurando per 15 ore la direzione delle operazioni, così come per le 21 ore nell’incendio di Marciano nel comune di Bibbiena.

“Volontari e vigili del fuoco - spiega ancora Toni - sono una parte molto significativa della grande macchina che entra in azione ogni volta che si verificano queste emergenze. Ciascuno con le proprie competenze e peculiarità concorre alla buona riuscita e alla celerità dello spegnimento. Lo sappiamo tutti, l’incendio preferibilmente deve essere risolto nelle prime due ore dal suo innesco. Ogni minuto in più che passa diventa sempre più problematico ristabilire la normalità. Ovviamente non sempre si riescono a rispettare questi termini ma non possiamo dimenticare questo principio”.

Già nell’incendio del 2 luglio a Vivignano sono state assicurate 14 ore di direzione delle operazioni di spegnimento, con la partecipazione, per 6 ore, di operatori a Venere. Il 6 luglio nell’incendio di Capannole Bucine le squadre sono state impegnate per 68 ore e sempre il 6 luglio nell’incendio di Lucignano sono state assicurate per 10 ore la direzione delle operazioni di spegnimento e per 19 ore la presenza di operatori, con continuazione nel giorno successivo. L’8 luglio le squadre sono intervenute in un doppio focolaio a Campoluci per 2 ore alle quali vanno aggiunte le ore dell’intervento in località Capannina, ad Arezzo.

"Facciamo un lavoro che non è uno scherzo"

Altrettanto essenziale, per fare il mestiere di Carlo e dei suoi ragazzi, è conoscere tecnicamente come spegnere un incendio di ampia portata. La Regione Toscana, in questo senso, può contare su una scuola aperta a tutti coloro, volontari e addetti ai lavori, che intendono occuparsi della prevenzione incendi boschivi.

“Si tratta di una formazione essenziale - spiega ancora - poi è l’esperienza a fare da vera scuola. I miei colleghi operano da oltre 20 anni sul campo e quindi, purtroppo, di situazioni roventi ne hanno vissute. Non sono mancati neppure gli incidenti durante le operazioni e i drammi. Qualche anno fa, purtroppo, un nostro collega ha perso la vita durante un servizio e la sua scomparsa è ancora oggi per noi motivo di forte sofferenza. Facciamo un lavoro che non è uno scherzo e questo è bene ricordarlo sempre”.

Dallo scorso 1° luglio è iniziato il periodo di massimo rischio che vede tutta la struttura Aib (Antincendi boschivi) dell’ente partecipare alla turnazione del Cop (Centro Operativo Provinciale) ubicato a Loro Ciuffenna, garantendo la presenza di un direttore delle operazioni nel comprensorio aretino.
 
“Purtroppo siamo ancora ai primi di luglio e la stagione si preannuncia molto difficile per non dire drammatica – ha dichiarato la responsabile del servizio Beatrice Brezzi - Ci siamo fatti trovare pronti davanti alle varie emergenze che si sono verificate nelle settimane scorse e siamo altrettanto pronti ad intervenire con personale competente e specializzato qualora dovessero verificarsi altri incendi nelle prossime settimane, sia a livello territoriale che regionale”.

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