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Cronaca Saione

La storia di Dragan: dalla Serbia ad Arezzo per una vita migliore. Morto su una grata a 43 anni

Nelle altre stagioni Dragan trovava rifugi di fortuna. Come quello dove è stato trovato ieri: steso su una grata, poco distante dagli sfiatatoi delle caldaie di un palazzo. Sotto le stelle

Quando è arrivato nell'Aretino aveva otto anni. Era il 1983. Il suo Paese, la Serbia, aveva da poco detto addio al maresciallo Tito ed era balìa di una drammatica crisi economica che lo aveva messo in ginocchio. Così Dragan partì con la sua famiglia - come tanti in quegli anni - con le valigie cariche di speranza. Una vita migliore che ha forse inseguito per molto tempo ma che è solo riuscito a sfiorare.

Dragan M. è morto ieri, a 43 anni, sulla grata di un marciapiede a Campo di Marte. Accanto a sé aveva uno zaino, che usava per portarsi dietro le sue poche cose, i resti di un panino e una lattina di birra. Non si sa ancora se sia stato un malore a ucciderlo o se siano state le estreme conseguenze di quel legame fatale con l'alcol che da alcuni anni era diventato sempre più stretto. Oppure il suo fisico, provato dalla vita randagia degli ultimi tempi, potrebbe non aver retto alla prima notte di vero freddo.

A chiarire le cause della morte forse sarà un'autopsia. La pm Julia Maggiore riceverà quest'oggi l'informativa della Polizia Locale che si è occupata di questo dramma e deciderà se disporre ulteriori accertamenti. E' stato proprio un vigile urbano in borghese ieri mattina a capire che quell'uomo steso sulla grata non stava semplicemente dormendo e a chiedere aiuto. Quando i soccorsi sono arrivati non c'era più nulla da fare.

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Il 43enne è stato portato all'obitorio ed è stato identificato. Viveva nell'ombra, viveva una vita da clochard. Ma non era sempre stato così. A otto anni Dragan arrivò con la famiglia a Monte San Savino, tanti ancora in quella cittadina si ricordano di lui. Finita la scuola cercò un lavoro e lo trovò: era un operaio edile. Incontrò anche l'amore: trovò una compagna e per un periodo vissero sotto lo stesso tetto ad Arezzo. Una vita normale, regolare.

Poi una crisi, la fine della relazione e anche alcuni problemi con la giustizia. Il sogno di una vita migliore era sfumato: in poco tempo la strada divenne, forse per scelta, la sua nuova casa. I volontari del dormitorio e quelli della mensa della Caritas, spiegano gli inquirenti, lo conoscevano: perché d'inverno frequentava entrambi questi luoghi. Cercava un posto dove trascorrere la notte al caldo, in un letto. E uno dove consumare un pasto dignitoso.

Nelle altre stagioni Dragan trovava rifugi di fortuna. Come quello dove è stato trovato ieri: steso su una grata, poco distante dagli sfiatatoi delle caldaie di un palazzo. Sotto le stelle.

E' stato il suo ultimo rifugio.

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