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"Così i castori divorano i tronchi". Monitorato il letto del Tevere per tagliare gli alberi pericolanti

Il Consorzio di bonifica al lavoro per tenere sotto controllo l'impatto sulla vegetazione del ritorno del grosso roditore in Toscana

Anche il Consorzio di Bonifica dell'Alto Valdarno sulle tracce dei castori della Valtiberina, oltre ai carabinieri forestali e al gruppo di ricercatori che per la prima volta, nel 2021, hanno documentato il clamoroso ritorno dell'animale nel centro Italia, in particolare seguendo la colonia aretina che si sta sviluppando lungo il corso del fiume Tevere. Non solo, nel comune di Sansepolcro, nei mesi scorsi, è stata scoperta la prima diga della zona realizzata da questi animali. La barriera è stata individuata nel febbraio 2022 sempre dal gruppo di ricercatori che ha certificato la ricomparsa di alcuni esemplari in Toscana a 500 anni dall'estinzione.

Castori a Sansepolcro: la diga e i tronchi rosicchiati

La documentazione del Consorzio

Lungo il Tevere sono molti gli alberi che si presentano scavati in profondità, tanto da essere ormai instabili e pericolanti. Sono le tracce evidenti della presenza del castoro europeo, in Valtiberina. Le foto sono dei tecnici del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico. "I segni sono inequivocabili - dicono dal Consorzio - legno e corteccia sono stati 'divorati' dal Castor fiber, il roditore più grande d’Europa, che  sembra aver riconquistato alcuni ambienti fluviali italiani ed essersi ormai  insediato nella provincia aretina".

Alberi divorati dai castori

“Sui tronchi si individuano con chiarezza i segni dei denti di soggetti adulti e di piccoli che, probabilmente, sono in azione da qualche anno”, commenta il dottor Matteo Rillo Migliorini del settore difesa idrogeologica del Consorzio che ha immortalato i segni dei denti robusti e affilati di adulti e piccoli. “Questo animale viene considerato dagli esperti un 'ingegnere ecosistemico'. Sappiamo che può modificare sensibilmente l’ambiente in cui vive, se lo faccia in modo positivo o negativo è ancora oggetto di discussione”, commenta l’ingegner Enrico Righeschi, referente della Unità Idrografica Omogena Valtiberina. “Per evitare problematiche di carattere idraulico abbiamo intensificato la sorveglianza dell’area. Proprio grazie a questa attività sono state individuate le piante più pesantemente danneggiate che provvederemo a rimuovere, per evitare eventuali cadute improvvise e pericolose sia per il regolare scorrimento delle acque sia per l’integrità delle opere”, aggiunge Righeschi. A breve, sul tratto interessato a  valle della diga di Montedoglio, tra le località I Bagnanti e Gorgabuia, partirà l’intervento di manutenzione ordinaria. “La presenza di animali che interagiscono in modo tanto importante con l’habitat fluviale può essere gestita solo attenzionando in modo scrupoloso l’area. Questo sta facendo il Consorzio di Bonifica che, attraverso sopralluoghi mirati, tiene sotto controllo le eventuali criticità idrauliche, che possono essere amplificate dalle abitudini di vita del castoro, per mantenere un giusto equilibrio tra sicurezza idraulica e conservazione della biodiversità”, conclude la presidente del Consorzio Serena Stefani.

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