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Martedì, 23 Aprile 2024
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Rsa Montevarchi, Chiassai: “Verso una gestione diretta dei servizi"

Il sindaco: “Ciò che sta avvenendo nelle Rsa dimostra che qualcosa non ha funzionato, non solo a livello locale, ma anche regionale e nazionale. Per questo ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica"

Sono 14 le persone ospiti della Rsa di Montevarchi che fino ad oggi hanno perso la vita a causa del Covid-19. Tra queste alcune di loro avevano altre patologie pregresse.

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“Ciò che sta avvenendo nelle Rsa dimostra che qualcosa non ha funzionato, non solo a livello locale, ma anche regionale e nazionale - afferma il sindaco Chiassai Martini -. Per questo motivo, insieme alla Giunta, stiamo valutando la possibilità di passare ad una gestione diretta dei sevizi all’interno della Rsa visto che l’attuale bando è in scadenza, in modo da avere un controllo e una responsabilità totale sull’assistenza ai nostri anziani. Abbiamo cominciato a lavorare in questa direzione a tutela degli ospiti, dei familiari e del comune. Mi preme sottolineare che l’Amministrazione comunale, ancora prima delle disposizioni governative e regionali, in accordo con la direzione e la presidenza, dispose già dal 5 marzo la sospensione delle visite dei familiari in Rsa, dal 6 marzo quella della attività del centro diurno mentre la regione ha chiuso dal 16 marzo, con il divieto di accesso a tutti, consapevoli dell’alto rischio per gli anziani e delle pericolose conseguenze del contagio. Una decisione che a quel tempo provocò anche diverse critiche con l’accusa di arrecare disagio alle famiglie.

Le direttive impartite dalla direzione alla Cooperativa, con l’indirizzo dell’Amministrazione comunale, furono tempestive e puntuali anche sull’utilizzo corretto ed indispensabile dei DPI; il controllo per due volte al giorno della temperatura corporea degli operatori, gli unici autorizzati ad entrare ed uscire dalla struttura, e la richiesta di documenti firmati in cui la stessa Cooperativa, responsabile della gestione, accertava lo stato di salute dei suoi dipendenti.  Da quella data, naturalmente, né la direttrice, né la presidente della Rsa, proprio a tutela degli ospiti e nel rispetto delle misure adottate, sono più entrate nell’edificio, ricevendo per settimane le rassicurazioni che le direttive impartite erano state tutte applicate.

Domenica 29 marzo, arriva la comunicazione della positività di un dipendente che già da 10 giorni risultava essere assente per malattia e di cui sia l’Amministrazione comunale che l’Asp erano ignare, non sapendo neanche che fosse stato sottoposto a tampone. Per questo motivo, nel  rispetto soprattutto della salute degli ospiti e delle loro famiglie, ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica che sta indagando per accertare cosa sia successo, cosa non abbia funzionato e di chi siano le responsabilità per l’alto numero di contagi, tra ospiti e operatori, e purtroppo diversi decessi causati dall’infezione. 

Già dalla metà di marzo, avevo chiesto alla Asl e alla Regione di provvedere con urgenza ad effettuare i tamponi al personale sanitario, a cominciare dagli ospedali, case di riposo e distretti sanitari, ma per settimane niente è stato fatto.

Nella nostra Rsa sono intervenuti dopo il primo caso positivo, quando ormai il Covid era già entrato, applicando l’ordinanza del presidente Rossi proprio del 29 marzo scorso. Detto ciò mi chiedo perché invece in altre Rsa del territorio, siano stati fatti i tamponi e con riscontri veloci in assenza di casi positivi, al contrario di quanto avvenuto per la nostra realtà. Ricordo che l’ultima mia richiesta presentata alla Asl, in ordine di tempo, risale al 15 aprile in cui ho denunciato l’assenza di risposte tempestive sui test sierologici dell’8 aprile, mai arrivate, e sui tamponi del 9 aprile effettuati sugli operatori, che hanno continuato a svolgere le loro mansioni con un rischio altissimo di ulteriore diffusione del contagio, fino all’arrivo delle risposte dopo una settimana.

Non mi stupisco che per la Regione Toscana ci siano due pesi e due misure: il presidente Rossi ha visitato le Rsa del Valdarno, eccetto quella di Montevarchi. In questa situazione difficile, non abbiamo mai ricevuto alcun riscontro dalla Regione su molti quesiti da me posti in merito all’emergenza, come se ci fossero cittadini di serie A e quelli di serie B. La Asl ha preso già in carico la gestione degli ospiti Covid presenti nella nostra struttura, come prevede la normativa regionale, ma non ho permesso che diventasse un centro Covid del territorio come in realtà mi era stato chiesto. Abbiamo spostato gli ospiti “Non Covid” presso un’altra sede per tutelarne la salute visto che il nostro edificio non permetteva a quel momento una separazione sicura tra positivi e non positivi. Mi auguro che con il passare delle settimane i casi positivi possano guarire e che si possa prevedere il rientro nella nostra Rsa dei “Non Covid”, perché gli ospiti possano tornare in un ambiente che conoscono”.

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