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Rogo Valentino Shoes, sindacati all'attacco: "Riportare l'azienda in Valdarno non è prioritario per la proprietà"

La nota di Filctem Cgil e Femca Cisl dopo l’incontro tenutosi con i vertici dell’azienda: "Ci è stato ribadito lo stato di precarietà, che nessuno nega, e che la Valentino Shoes Lab in Valdarno non è una priorità, ma una ipotesi insieme ad altre"

“Ormai è chiaro: l’azienda Valentino Shoes Lab dopo tre mesi dall'incendio non ha un piano industriale che porti a pensare che ci possano essere soluzioni fuori dal Valdarno Aretino". Questo in estrema sintesi, dichiarano Filctem Cgil e Femca Cisl, è quanto emerso nell’incontro tenutosi con i vertici dell’azienda, "i quali si sono semplicemente limitati a ribadire lo stato di precarietà, che nessuno nega, e che la Valentino Shoes Lab in Valdarno non è una priorità, ma una ipotesi insieme ad altre", dicono i sindacati.

"Una situazione pesante - dicono i sindacalisti - che evidenzia la chiara volontà di non dare il giusto riconoscimento a questo territorio nonostante che, all’indomani dell'incendio del 2 aprile, insieme alla sua gente si è mobilitato mettendo in piedi una gara di solidarietà senza eguali per permettere ai 180 dipendenti di ritornate al lavoro prima possibile e di non interrompere la produzione; anche i bambini, nel giorno della prima comunione, con aquiloni e colombe sostarono davanti ai cancelli dell’azienda. Sconcerta constatare la superficialità con cui trattano l'argomento i dirigenti nazionali dell'’azienda, poco o nulla importa delle maestranze e di un distretto industriale della calzatura da donna riconosciuto per l’altra professionalità così come dell’intero indotto. Azienda, che è arrivata in questo territorio e che ha potuto, da subito, avvalersi di personale già formato, ma che ora rischia di disperderlo e allontanarlo dal Valdarno; come poco sembra importare il sacrificio quotidiano dei dipendenti, un terzo dei quali va ogni giorno a Capraia 'dividendo' lo stabilimento con gli operai di un altra impresa del gruppo; un terzo lavora in uno stabilimento in affitto messo a disposizione in Valdarno da Prada e un terzo è ospite di un altro fabbricato della Valentino. La sensazione è che per l'azienda la partita sia diretta da persone che non considerano il settore, le sue problematiche e le sue potenzialità; che non conoscono il territorio e tutte le opportunità che può offrire. La nostra domanda, la nostra richiesta è una sola ed è semplice: dateci la garanzia che investirete nel Valdarno Aretino. E' sconcertante che un'azienda come Valentino a oggi non sappia rispondere. Non esistono motivi oggettivi per allontanarsi. Qui ci sono i terreni che i vari sindaci mettono a disposizione per costruire il nuovo; qui ci sono i capannoni, purtroppo vuoti, che possono essere riempiti; qui ci sono le professionalità e le aziende che possono rispondere immediatamente a esigenze produttive. Non capiamo quindi tutto questo tergiversare. E' del tutto evidente che questa situazione - concludono Gabriele Innocenti della Filctem e David Scherillo della Femca - non può essere tollerata, da qui la decisione di chiedere, sia un incontro alla proprietà, sia una convocazione da parte del Prefetto. Sullo sfondo il possibile inasprirsi dello scontro sindacale e allo sciopero di un’ora dello scorso 16 luglio potrebbero seguire altre iniziative”.

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