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Chiassai: "Aboliamo le Aslone per tornare ad una sanità provinciale a misura di cittadino"

Approvato a maggioranza l’ordine del giorno presentato in consiglio comunale dal sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai Martini sulla sanità

Approvato a maggioranza l’ordine del giorno presentato in consiglio comunale dal sindaco Silvia Chiassai Martini sulla sanità.

“Ho richiesto la convocazione di un consiglio comunale, prerogativa prevista dal regolamento, perché la nostra amministrazione è da sempre in prima linea nella difesa della sanità e del diritto alla salute – afferma il sindaco -  Pur essendo a fine mandato, ho ritenuto importante esprimersi per chiedere alla Regione la revisione dell’attuale sistema sanitario diviso in tre mega “aslone” e l’abrogazione della legge n. 84/2015.

A distanza di sei anni, quella riforma voluta dall’ex presidente Enrico Rossi nonostante la raccolta di oltre 55 mila firme di cittadini, ha mostrato il fallimento di una politica sanitaria accentratrice, capace soltanto di creare disservizi per il territorio e per gli ospedali, specialmente nelle zone periferiche o di confine. Un passaggio drammatico che ha portato poi alla revisione anche dei distretti sanitari passati da 34 a 26 in cui il Valdarno ha continuato ad essere un’area periferica divisa dal “muro” di due mega aslone. Sei anni fa, sono stata una dei promotori dell’iniziativa referendaria e quindi conosco bene la passione, la determinazione e l’impegno politico trasversale di tanti cittadini, comitati e associazioni che volevano fermare questa riforma. 

Con molto piacere, vedo oggi un’apertura di tanti, politicamente trasversale, per tornare indietro da quella scelta risultata non funzionale. Finalmente è evidente a tutti, anche a coloro che hanno voluto questa riforma, la necessità di chiudere un’esperienza totalmente fallimentare e promuovere una programmazione sanitaria che torni all’ambito provinciale, a vantaggio dei cittadini e dei territori. Un ripensamento che dovrebbe riguardare la gestione di tutti i servizi e non solo quelli sanitari.

L’avvento del Covid “la pandemia più grave dell’ultimo secolo” ha messo in evidenza la fragilità di un sistema sanitario che per anni è stato sottoposto a politiche sbagliate di “tagli lineari” in tutti i settori ed investimenti insufficienti in termini di incremento di personale, miglioramento dell’accessibilità dei servizi e qualità delle prestazioni erogate. In ogni territorio è possibile individuare queste criticità caratterizzate dal "gigantismo", istituzionale ed aziendale della sanità, che ha prodotto indipendentemente dalla capacità dei dirigenti e dalla professionalità di tutto il personale medico e sanitario, un servizio pubblico di "prossimità" in cui le strutture di eccellenza spesso sono lontane decine, se non centinaia di chilometri, dai luoghi di residenza dei cittadini costretti a sostenere sulle proprie spalle il peso delle cure, il disagio di spostamenti e le difficoltà organizzative. 

Dobbiamo essere  consapevoli, andando ben oltre le divisioni e le appartenenze politiche, che questa organizzazione non è stata in grado di tutela la salute, lo sviluppo e la valorizzazione delle professionalità che devono avere come punto di riferimento il mantenimento degli standard qualitativi delle strutture ospedaliere e sanitarie presenti nel territorio. Il nostro ospedale è stato classificato di primo livello grazie al mio impegno in prima persona, portato avanti in questi anni, per non incorrere nel depotenziamento dei reparti e dei servizi. Un riconoscimento annunciato durante la campagna elettorale per le elezioni regionali ma che ad oggi è rimasto sulla carta perché si continuano ad avere gli stessi problemi di carenza di personale e di risorse insufficienti.  

Per questo motivo, è necessario procedere con una svolta a favore di una sanità provinciale che torni ad essere a misura di cittadino, anche in considerazione delle risorse e dei fondi a disposizione con il nuovo PNRR per garantire un’effettiva ripartenza della nostra sanità regionale”.

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