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Punto nascita Bibbiena: "Non riaprirà risparmiando su iniziative di solidarietà", l'affondo Poppi Libera

"Fuori luogo e dia adito a fomentare l’odio razziale. Pura demagogia e un quasi regalo agli avversari politici".

"Non è certo risparmiando su iniziative di solidarietà che verrà riaperto il punto nascita a Bibbiena".

A prendere la parola, all'indomani dell'uscita esternata da FdI che, attraverso una nota stampa, ha puntato il dito contro l'iniziativa di alcuni medici aretini in partenza per una missione in Sierra Leone, ecco che a prendere la parola sono i casentinesi. Residenti e abitanti della vallata nonché esponenti politici del luogo.

Tra questi c'è Enrico Lettig, di Poppi Libera, che ha voluto puntualizzare come la nota di FdI sia "fuori luogo e dia adito a fomentare l’odio razziale. Pura demagogia e un quasi regalo agli avversari politici. Siamo certi che i cittadini hanno ormai chiare le responsabilità che hanno determinato la chiusura del nostro punto nascita. Siamo anche certi che siano intelligenti al punto da capire che non è certo risparmiando in iniziative di solidarietà sociale che lo vedremo riaperto ma solo grazie ad una nuova classe di amministratori (sindaci) in grado di imporsi con determinazione per chiedere ciò che al Casentino spetta, punto nascita compreso.
Questo è l’obiettivo che dobbiamo porci cari amici di FdI, se i comuni li vogliamo vincere davvero alle prossime elezioni amministrative".

Insomma anche i civici di Poppi Libera prendono le distanze da quanto sottolineato da Fratelli d'Italia.
Stesso atteggiamento, neanche a dirlo, quello assunto dal direttore della Asl Toscana Sud Est, Enrico Desideri che ha prontamente replicato agli esponenti aretini di FdI.

Desideri "Un bambino è un bambino ovunque"
 

Ma facciamo un passo indietro.

La Asl Toscana Sud Est, proprio in questi giorni ha annunciato l'avvio di una nuova missione in Sierra Leone alla quale prenderanno parte alcuni dei medici dell'Aretino. Di fatto, oculisti, dentisti e chirurghi dal 17 gennaio al 7 febbraio si sposterranno in Africa per dare il proprio supporto al Centro Sanitario Lowe Bridges di Lokomasama (vicino all’aeroporto di Freetown), diretto e gestito da un missionario italiano, padre Ignazio Poddighe. Infine, sempre in ordine alle azioni progettuali, è prevista una missione di operatori sanitari nell’ambito oculistico per il prossimo febbraio. In quel periodo saranno a Kabala anche alcuni operatori tecnici che metteranno a punto l’impianto fotovoltaico installato dalle associazioni nell’ospedale, così da rendere la struttura completamente autosufficiente sul piano dell’approvvigionamento energetico.

L'iniziativa In viaggio verso l'Africa per operare chi non può permetterselo

Il tutto si inserisce in un progetto di più ampio respiro che prende il nome di "Nascere in sicurezza" coordinato e gestito due associazioni “AfricAmica Onlus” e “Gli occhi della speranza”, unite dall’impegno in favore della Sierra Leone. Con il sostegno di partner come Asl Toscana sud est, Comune di Civitella in Val di Chiana, Centro Chirurgico Toscano e ISCOS Toscana, è stato deciso di intensificare un programma per sostenere le attività sanitarie e sociali, con particolare attenzione per l’ospedale di Kabala e i suoi tanti problemi strutturali e di funzionamento.
Il progetto in questione ha un costo complessivo di 45mila euro e le risorse sono finanziate in parte dalla Regione Toscana ed altra parte dalle associazioni che, attraverso iniziative specifiche, raccolgono fondi.
I medici aretini in trasferta in Africa invece pagheranno di tasca propria il viaggio e il loro soggiorno presso le strutture sanitarie in Sierra Leone. 

Secondo il portavoce provinciale del partito di Giorgia Meloni, Francesco Lucacci l'iniziativa "appare grottesca e paradossale se si pensa che la Regione Toscana e la Usl Toscana sud est hanno chiuso il punto nascite di Bibbiena e le casentinesi devono correre ad Arezzo a partorire, rischiando di partorire per strada, come già accaduto. Dunque si spendono soldi pubblici per garantire nascite sicure in Sierra Leone, ma non per nascere in Casentino. Questo è assurdo e vergognoso, oltre che un oltraggio a tutti i casentinesi. E' ora di cambiare, è ora di mandare a casa chi si occupa poco degli italiani e troppo di chi non lo è".

Al coro si è unito anche l'esponente leghita del consiglio comunale aretino e di quello regionale toscano, Marco Casucci il quale ha sottolineato come appaia insensato spendere "soldi pubblici per un paese straniero mentre si abbandona una fetta di territorio regionale come quello del Casentino. Da tempo ci battiamo affinché non vi siano depotenziamenti nelle strutture sanitarie in Toscana"

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