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Baraclit compie 75 anni e il Comune dona targa e chiavi della città

Il sindaco Filippo Vagnoli, accompagnato dagli assessori Matteo Caporali e Francesca Nassini, ha consegnato metaforicamente le chiavi della città alla famiglia Baracchi rappresentata nell’occasione da Luca Bernardini, Franco Bernardini e Annalisa Baracchi, per i 75 anni dell’azienda

Questa mattina il sindaco Filippo Vagnoli, accompagnato dagli assessori Matteo Caporali e Francesca Nassini, ha consegnato metaforicamente le chiavi della città alla famiglia Baracchi rappresentata nell’occasione da Luca Bernardini, Franco Bernardini e Annalisa Baracchi, per i 75 anni dell’azienda.

Sulla targa donata con le chiavi della città dal primo cittadino di Bibbiena si legge: "Per i 75 anni di Baraclit, per gli uomini che hanno fatto di un sogno, un pilastro per l’economia e la cultura del nostro territorio, per coloro che quel sogno lo hanno curato nel tempo con amore e serietà, e per coloro che lo porteranno ancora più luminoso nel futuro, rendendo ancora più grande quell’amorevole visione, con riconoscenza e imperitura stima, il sindaco di Bibbiena Filippo Vagnoli".

Franco Bernardini che ha passato il testimone al figlio Luca nella guida dell’azienda, ha raccontato alcuni episodi di una storia che sembra una favola: quella di cinque fratelli molto uniti che con il prestito di un concittadino e una piccola eredità hanno fatto di una visione una realtà fondamentale per l’economia casentinese.

Cinque uomini che non hanno avuto paura e anzi hanno vissuto le difficoltà come opportunità, ricostruendo dalle fondamenta l’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Alla consegna simbolica delle chiavi della città è seguita una visita all’azienda e a tutti i reparti produttivi.

“Conoscere da vicino un’azienda Baraclit, significa attraversare la storia della nostra vallata - ha commentato il primo cittadino -. Ho provato un’emozione che male si racconta a parole. Dentro a questi capannoni c’è il Casentino produttivo, ci sono vite, speranze, futuro. C’è la forza e ancora quella visione primigenia che ha cooperato a rendere grande il nostro Paese. Credo che oggi, in uno dei momenti più tristi della nostra storia, dovremmo proprio ripartire da qui, da queste linee produttive, da questi lavoratori e soprattutto da questa famiglia che con grande abnegazione sta portando ancora il futuro in Casentino. Donare loro le chiavi di Bibbiena significa farci ancora illuminare la strada dall’entusiasmo di quei cinque uomini che nel 1946, tra le macerie di un’Italia stremata dalla guerra, hanno deciso di non mollare”.

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