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Alluvione Firenze: 50 anni dopo. Il racconto di due aretini: "Acque tumultuose e devastazione"

L'impegno aretino fu particolarmente importante anche dal fronte degli aiuti che arrivano alle operazioni di messa in sicurezza e pulizia dell'area fiorentina

Era il 4 novembre 1966 quando l’Arno gonfio di fango e acqua tracimò inondando e travolgendo con violenza inaudita tutto ciò che incontrava lungo il proprio percorso. Dal Casentino fino ai margini del comune di Arezzo, arrivando in Valdarno per poi devastare completamente Firenze che impotente assistette all’arrivo di quel imponente fiume nero che invase strade, piazze portando con sé la devastazione più totale.

Una tragedia senza precedenti che è rimasta ancora viva nella memoria dei tanti toscani che all’epoca dei fatti hanno vissuto in prima persona quei spaventosi fatti.

Anche il territorio provinciale aretino venne duramente colpito dall’evento calamito. Basta pensare che, secondo i dati raccolti all’epoca, tra il 3 e il 4 novembre 1966 si riversò in tutta la regione una quantità d'acqua pari a un terzo della media annuale. Si calcola che la quantità d'acqua caduta in ventiquattro ore fu di circa 180/200 litri per metro quadro e che il livello dell'Arno toccò gli 11 metri. Recentemente è stato scoperto che la prima vittima dell'alluvione fiorentina fu proprio un casentinese.

Alluvione di Firenze: la prima vittima fu l’aretino Mario Maggi

Viveva a Castel San Niccolò, aveva 44 anni e si trovava a Firenze per lavoro quel drammatico 4 novembre del 1966. Si chiamava Mario Maggi e, a 50 anni di distanza dalla tragedia, si è scoperto essere stato lui la prima vittima dell’alluvione di Firenze. Una verità portata alla luce da due giornalisti – Franco Mariani e Mattia Lattanzi – autori del libro “Firenze 1966 – l’Alluvione”, edizioni Giunti.

L'impegno aretino fu particolarmente importante anche dal fronte degli aiuti che arrivano alle operazioni di messa in sicurezza e pulizia dell'area fiorentina.

Noi abbiamo incontrato due uomini, Giovanni Cardinali e Leonardo Valentini, che all'epoca dei fatti erano a Firenze e diedero il proprio contributo alle operazioni di soccorso.

"A cinquanta anni di distanza - ha sottolineato l'ingegnere Cardinali - ben poco è stato fatto per prevenire il rischio idraulico. Io sono stato autore di alcune modifiche ed interventi mirati alla messa in sicurezza del bacino dell'Arno. Purtroppo però ancora non possiamo dire di vivere in un territorio che ha risolto le proprie criticità".

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