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Coingas, Scortecci: "Con quelle consulenze era come mettere un pilota di F1 alla guida di un'utilitaria"

L'amministratore della società ieri si è sottoposto all'esame in aula. Raffica di domande del pm: "Ero solo e non c'era nessun documento sulle attività svolte nelle consulenze"

"Quando sono entrato in Coingas ero solo. Avevo un unico interlocutore, il dottor Cocci. E poco dopo è avvenuto l'incontro nel quale il collegio dei revisori mi ha chiesto di trovare le carte relative agli incarichi di Rason. Ma negli archivi non c'era nulla". Franco Scortecci ha raccontato così di fronte ai giudici del tribunale di Arezzo i primi giorni di lavoro nella partecipata. La solitudine, il vuoto ma anche le tante cose da fare, senza tempo da perdere. L'amministratore unico si è sottoposto ieri alle domande del procuratore capo Roberto Rossi e degli avvocati delle parti civili, oltre che a quelle del suo legale, Paolo Romagnoli, in una nuova udienza del procedimento che vede tra gli indagati anche Alberto Merelli (sentito anche lui in aula), Mara Cocci (che verrà ascoltata il 27 settembre), il sindaco Alessandro Ghinelli, l'ex presidente di Estra Francesco Macrì, il legale fiorentino Pier Ettore Olivetti Rason. Scortecci ha ripercorso i momenti salienti di quei due anni che sono il cuore dell'inchiesta. Schietto, con un linguaggio colorito, senza peli sulla lingua ha spiegato che, dal suo punto di vista, con quegli incarichi "era stato usato un pilota di Formula 1 per guidare un'utilitaria".

Scortecci è entrato in carica nel febbraio 2019. "La società non aveva struttura né dipendenti: ero solo in una situazione abbastanza difficile perché non c'era organizzazione interna". La prima riunione con il collegio dei revisori ci fu 10 giorni dopo e l'amministratore racconta che non riusciva a trovare la documentazione interna delle attività svolte. Compresa quella relativa alle consulenze dello studio Olivetti Rason. "Così chiesi a Cocci, che si occupava di aspetti contabili, di scrivere a tutti coloro avessero avuto una collaborazione con la partecipata affinché inviassero la documentazione". 

Processo Coingas

La gestione della contabilità di Coingas era stata esternalizzata ma Scortecci voleva riportare tutto all'interno della società. E il primo passo fu quello di trovare un contabile che prendesse le redini della situazione: "Pensai a Mara Cacioli: per molti anni aveva gestito e seguito nel migliore dei modi Coingas. Pensavo sarebbe stato sufficiente un intervento di breve termine. E lei era la persona giusta per competenze e per l'attaccamento che aveva all'azienda, perché l'aveva vissuta come fosse una famiglia".

Alla fine dalla documentazione emergevano sei convenzioni sottoscritte con lo studio Olivetti Rason, "Di cui - ha specificato l'amministratore - 4 già concluse. Ma il problema era che le fatture erano state pagate ma non avevamo la documentazione sull'attività svolta. Una questione non di poco conto, perché i revisori mi dissero che senza non avrebbero dato parere positivo al bilancio".

I dubbi dei revisori: "Il collegio non riusciva a controllare quei contratti"

E poi c'erano i progetti iniziati dal suo predecessore, ma non conclusi: "Staderini fin dall’inizio mi spingeva a dar seguito ai suoi progetti, quindi firmare la convenzione con l’Università di Siena o andare a Roma per lo Sportello Europa - ha detto Scortecci - quando io avevo saputo che l’assemblea del dicembre 2018 aveva fermato certe situazioni. E quindi non andai. Nelle intercettazioni si sente questa rabbia nei miei confronti, ma io non sapevo più a chi dare ascolto". 

A un certo punto, come era emerso anche nelle intercettazioni, le richieste dei revisori incalzano e Scortecci stesso chiese ai sindaci: "Ma finora dove eravate? Ci hanno risposto che Staderini non gli aveva dato nulla, non li teneva informati. Con Mara Cacioli abbiamo dovuto fare gli investigatori per ritrovare tutti i documenti". 

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