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VIDEO | Andrea Pennacchi in terra etrusca: "Il Pojana è in tutti noi"

L'attore padovano, ieri sera protagonista a Lucignano con il suo spettacolo "Il Pojana e i suoi fratelli"

Un po' di Pojana è in tutti noi. Un po' buoni e un po' "mona". Un po' banditi e un po' vittime. Tutti, consapevolmente o meno, abbiamo una scintilla di quell'uomo che ci fa ridere e ci spaventa, che attrae e respinge allo stesso tempo. È l'attore e performer padovano Andrea Pennacchi a chiudere ufficilamente la stagione teatrale del Rosini di Lucignano. Ieri sera, 2 agosto, in piazza San Francesco è andato in scena lo spettacolo “Pojana e i suoi fratelli”, di e con Andrea Pennacchi e con le musiche dal vivo di Giorgio Gobbo e Gianluca Segato.

"Al momento - racconta Pennacchi - i personaggi che portiamo in scena si manifestano in veneto ma, oggettivamente, sono piuttosto universali. Provengono tutti da questo luogo indefinito, il Pojanistan, dove le loro vite seguono percorsi e tracciati complessi ma, allo stesso tempo, molto simili a quelli di tutti noi. Ognuno però ha un suo racconto dove narra i motivi che lo hanno portato verso certe derive. Temi universarli, costì tanto".

A proposito di Pojana e dei suoi fratelli

I fratelli maggiori di Pojana: Edo il security, Tonon il derattizzatore, Alvise il nero e altri, videro la luce all’indomani del primo aprile 2014. Mentre Franco Ford detto “Pojan” era già nato. Era il ricco padroncino di un adattamento delle “Allegre comari di Windsor” ambientato in Veneto, con tutte le sue fisse: le armi, i schei e le tasse, i neri, il nero. In seguito, la banda di Propaganda Live l’ha voluto sul suo palco e lui si è rivelato appieno per quel che è: un demone, piccolo, non privo di saggezza, che usa la verità per i suoi fini e trova divertenti cose che non lo sono, e che è dentro ognuno di noi. Il personaggio nasce dalla necessità di raccontare alla nazione le storie del nordest che fuori dai confini della neonata Padania nessuno conosceva. È significativo e terribile che i veneti siano diventati, oggi, i cattivi: evasori, razzisti, ottusi. Di colpo. Da provinciali buoni, gran lavoratori, un po’ mona, che per miseria migravano a Roma a fare le servette o i carabinieri (cliché di molti film in bianco e nero), a avidi padroncini, così, di colpo, con l’ignoranza a fare da denominatore comune agli stereotipi. Un enigma, che si risolve in racconto: passando da maschere più o meno goldoniane a specchio di una società intera. Una promozione praticamente. Ed eccolo qui, Franco Ford detto il Pojana, con tutti i suoi fratelli a raccontare storie con un po’ di verità e un po’ di falsità mescolate, per guardarsi allo specchio.

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