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VIDEO | Produzione di pasta avanti nonostante bollette e costo del grano. Fabianelli: "Solo fornitori locali"

Con il suo modello di approvvigionamento Andrea Fabianelli sostiene che l'Italia dovrebbe rendersi indipendente dalle importazioni riconoscendo il giusto prezzo a tutta la filiera della pasta, dagli agricoltori e fino alla distribuzione

Già a dicembre aveva messo in guardia tutti sul caro energia, adesso che la situazione è esplosa e si è aggravata a causa della guerra Russia/Ucraina è diventato tutto ancora più complicato. Andrea Fabianelli ha un punto di vista molto preciso dato dalla sua professione e dai ruoli che ha svolto e che svolge tuttora nelle categorie economiche aretine.

E' il presidente di uno dei più importanti pastifici italiani, quello che da 1860 porta il suo stesso cognome e che si trova a Castiglion Fiorentino. La produzione della pasta, l'approvvigionamento di grano duro, i costi energetici di lavorazione, le conseguenze della congiuntura internazionale li riguardano direttamente, anche se qualche misura protettiva e per la qualità del prodotto finale lo sta in parte mettendo al riparo da alcuni aspetti. Al momento, nonostante tutto, la produzione va avanti senza interruzioni, ma i prossimi mesi sono un'incognita, ci saranno nuovi contratti di fornitura da firmare e nuovi costi da accettare.

"A settembre 2021 il settore ha avuto i primi problemi di materie prima perché chi importava dal Canada ha visto un calo della produzione del 30%, stessa percentuale di diminuzione anche in Italia per la siccità. E così sono arrivati i primi rincari, la grande distribuzione non ce li ha riconosciuti e sono rimasti sulle nostre spalle. A inizio 2022 il secondo momento. Il prezzo del gas è passato da 16 centesimi al metro cubo a 1 euro  e poi ancora a 3 euro con un aumento del 3000%. E l'energia elettrica? Da 52 euro al megabyte abbiamo toccato i 700 euro, oggi siamo a 290 euro al megabyte."

Pastificio Fabianelli a Castiglion Fiorentino

Nell'analisi attuale c'è da considerare che dai paesi coinvolti nella guerra arriva in Italia il 60% di mais, il 20/25% di grano tenero e 10% al massimo di grano duro. Un aspetto che in prima battuta non riguarda il pastificio di Castiglion Fiorentino, ma di controbalzo sì. Fabianelli ha messo in atto da tempo scelte protettive e per la qualità del prodotto finale: "Qui usiamo solo grano duro toscano e italiano, non dipendiamo dal grano estero." Ma questo non li mette al riparo da tutto: "Le aziende che acquistavano grano duro fuori dall'Italia si riverseranno nel mercato interno e la materia prima avrà un prezzo più alto e non basterà per tutti. Noi abbiamo contratti per il grano fino ad aprile, poi è difficile rinnovarli a causa dei prezzi del grano."

Il problema sarebbe risolto se con politiche lungimiranti l'Italia tornasse a coltivare molto più grano duro. "Noi abbiamo accordi con alcuni coltivatori locali e della Toscana del sud in esclusiva che coprono il 20% del nostro fabbisogno di materia prima, non importiamo nulla, usiamo solo grano italiano. Gli agricoltori, la produzione e la grande distribuzione dovranno essere considerati come un'unica entità dove ognugno abbia riconosciuto il giusto prezzo".

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