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VIDEO | "Chiede sempre del cognato, adesso è sotto choc", vigilante resta in carcere

Gli avvocati avevano chiesto i domiciliari. "E' stato un incidente, teneva sempre l'arma con sé perché non aveva un luogo dove custodirla"

"Chiede sempre come sta il cognato: c'è un legame affettivo molto forte e anche per questo il nostro assistito è sotto choc". Sono gli avvocati Piero Melani Graverini e Gian Luca Felciai a spiegare in quali condizioni si trova adesso l'uomo che nella serata di mercoledì scorso ha sparato al cognato al culmine di una discussione familiare. Questa mattina si è svolto l'interrogatorio di garanzia. La pm Julia Maggiore ha chiesto che per la guardia giurata venisse confermata la misura restrittiva in carcere, mentre i legali hanno avanzato la richiesta di una misura meno afflittiva, ovvero gli arresti domiciliari. Dopo una camera di consiglio il gip Giulia Soldini si è espressa: per il momento resta in carcere. 

"Il nostro assistito ha collaborato fino ad ora e continuerà a farlo. Questa mattina ha ripetuto di fronte al gip quello che aveva già raccontato alla pm: ovvero che si sarebbe trattato di un drammatico incidente". Il vigilante sostiene di non aver avuto intenzione di sparare al cognato, ma che il colpo sarebbe partito per errore. Secondo una prima ricostruzione, il cognato sarebbe arrivato a casa del vigilante dopo una chiamata della moglie. L'ingresso nell'abitazione sarebbe stato concitato: si parla di una porta abbattuta. Dietro questa porta c'era il 41enne, con l'arma addosso, che avrebbe perso l'equilibro e scivolando gli sarebbe partito un colpo.

Ma perché quella pistola, una Beretta calibro 40, si trovava a portata di mano? "Perché - spiega l'avvocato Graverini - il 41enne non ha un armadietto dove custodirla e per questo la teneva sempre con sé. Anche mercoledì sera, durante la lite, l'aveva addosso". 

Adesso starà al giudice, Giulia Soldini, decidere se accogliere la richiesta dei domiciliari o lasciare in carcere l'uomo. 

Nel frattempo le condizioni del cognato, raggiunto dall'addome dal proiettile, restano delicatissime. Dopo un primo intervento, eseguito all'ospedale San Donato di Arezzo, la sua prognosi è riservata. Ma si starebbe profilando la possibilità di eseguire un secondo intervento nella giornata di oggi. 

Le indagini, condotte dalla Squadra mobile della Polizia di Stato, avrebbero fatto chiarezza anche sul motivo della discussione che è sfociata nel dramma. I due fratelli avrebbero avuto un diverbio legato al difficile menage familiare richiesto dall'accudimento della madre, bisognosa di costanti cure. 

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