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Diallo, quante vite in una sola. "La fame, la prigione, la paura. Ma adesso penso solo a fare gol"

L'attaccante ha lasciato la Liberia per sbarcare in Italia dopo una drammatica traversata. La sofferenza, la speranza, il matrimonio con Vittoria e l'arrivo all'Arezzo: "Voglio diventare un professionista. Lo devo al bambino che sognava a Monrovia"

Ha già vissuto tante vite Cherif Diallo, l'attaccante al quale l'Arezzo affida buona parte delle speranze di vincere il campionato. Da bambino sognava di fare il calciatore mentre giocava a piedi scalzi per le strade di Monrovia, in Liberia. Oggi, a 25 anni, quel sogno è un po' più concreto, costruito pezzo per pezzo come succedeva con i palloni delle prime partitelle con gli amici, fatti di plastica trovata qua e là e tenuta insieme con lo spago, con la colla, con la fantasia.

Fisico imponente, buona copertura della palla, veloce nell'allungo, Diallo è un centravanti dinamico. Se la fa dare addosso, la protegge, la smista. La cosa che ama di più però è attaccare la profondità: se trova campo aperto e gliela mettono sulla corsa, va sempre in porta. A Derthona, l'anno scorso in D, ne ha segnati 17 sfruttando il fisico, l'accelerazione e una tecnica tutt'altro che trascurabile.

Ad Arezzo ha scelto il numero 19. Il 9 l'ha lasciato al suo compagno di stanza, il maliano Samake Boubacar, due anni in meno di età e peripezie uguali alle sue: l'Africa, il miraggio di una nuova vita in Europa, la traversata del Mediterraneo sul barcone, l'approdo a Lampedusa e un futuro incerto più del passato.

“Lo chiamavamo il viaggio dell'inferno” ha detto stamani Cherif in sala stampa. Per procurarsi i soldi necessari a salpare, ha dovuto spostarsi tra Mali e Niger, Algeria e Libia. Ha fatto il muratore e il contadino. E' stato in prigione e ha temuto di non uscirne vivo. Due anni lunghissimi. “Ho avuto paura tante volte” ha raccontato “e se l'ultimo tentativo non fosse andato a buon fine, mi sarei gettato nel mare. Indietro non sarei tornato mai”.

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Diallo è stato uno dei primi giocatori contattati dall'Arezzo e uno degli ultimi a firmare. Non perché andasse convinto, ma per il fatto che nel frattempo aveva un'altra vita da cominciare. Il 10 luglio si è sposato con Vittoria, addetta all'accoglienza della Croce Rossa di La Spezia, sua fidanzata da sei anni, conosciuta in Liguria quando “dovevo mettere a posto la mia testa, cancellare tanti brutti ricordi. Lei mi ha salvato, il calcio è venuto dopo”.

Ventuno compagni di traversata non ce l'hanno fatta. Cherif li ha visti andarsene così, in un flutto di mare, senza più speranze cui aggrapparsi, mentre lui ha poggiato i piedi sulla terraferma e poi sopra un pallone. Fezzanese, Sanremese, Correggese, Derthona, Arezzo: una bella escalation impreziosita dalle prime presenze con la nazionale liberiana.

“L'abbiamo preso al momento giusto” ha detto il direttore generale Paolo Giovannini. “Diallo è nel pieno della maturità e ha ancora dei margini di miglioramento molto ampi. Io e il mister crediamo molto in lui, sa giocare a calcio, è un ragazzo intelligente e ha una sensibilità fuori dal comune”.

Di sicuro le pressioni di una piazza appassionata ed esigente non lo spaventano, né la certezza che a contare saranno soprattutto i gol e i risultati della squadra. “Se mi volto indietro, e mi rivedo giocare senza scarpe, sento una grande carica. Voglio andare a mille ogni partita, voglio vincere il campionato, voglio fare il professionista. Lo devo a quel bambino che sognava per le strade di Monrovia”.

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