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VIDEO | Macrì assolto, ora attende il Consiglio di Stato. Fdi: "Ma potrebbe tornare subito nel cda di Estra"

L'ex presidente di Estra è stato scagionato sia dall'accusa di peculato che di abuso d'ufficio

Francesco Macrì per ora non parla, un problema di salute per un brutto infortunio ad una spalla lo ha tenuto lontano dalla scena dove è arrivata la sua doppia, completa, assoluzione per i reati contestati nell'ambito del processo Coingas/Estra. Assolto per l'accusa di peculato, assolto per quella di abuso d'ufficio. Il procuratore Rossi nella sua ultima udienza prima di partire per il nuovo incarico ad Ancona, aveva chiesto per il primo 4 anni e 6 mesi e per il secondo 1 anno e 6 mesi. "Siamo soddisfatti - ha detto subito il suo avvocato Gaetano Viciconte - è stata accolta tutta la tesi difensiva."

Anac, Estra e la sentenza

Era il 10 novembre del 2021 quando Anac, l'autorità nazionale per l'anti corruzione, firmò la delibera che portò alla decadenza immediata di Macrì da presidente di Estra. La legge prevede che nei comuni con più di 15mila abitanti per passare da consigliere comunale a presidente di una società con le caratteristiche di Estra sarebbero dovuti passare due anni, cioé il cosiddetto periodo di raffreddamento. Così non fu. Perché nel suo primo rinnovo, nel corso del 2017, Macrì ebbe la conferma ma gli vennero conferite dal cda anche deleghe gestionali.

Come Arezzo Notizie scriveva il 26 novembre del 2021 l'inconferibilità dell'incarico a Macrì in definitiva sarebbe scattata nel momento in cui nel rinnovo del luglio 2017 sono state conferite a Macrì anche deleghe gestionali importanti con potere di spesa fino a 500mila euro. "Alla luce di tutto quanto esposto - scrive Anac - deve ritenersi integrata la fattispecie di inconferibilità... a far data dall'attribuzione di deleghe gestionali dirette al dottor Macrì, avvenuta in occasione del rinnovo dell'incarico di presidente di Estra intervenuto il 31 luglio 2017."

Mentre nel corso dei mesi successivi Arezzo ha perso il ruolo di presidente in Estra e ha sostituito Macrì con Giovanni Grazzini nel cda come membro in rappresentanza del socio aretino Coingas, l'espondente di Fdi insieme al suo avvocato di fiducia Gaetano Viciconte ha portato avanti sia i processi sui diversi filoni dell'inchiesta penale che i ricorsi, prima al Tar e poi al Consiglio di Stato, per impugnare il provvedimento di Anac.

Premettendo che si tratta di posizioni che hanno al centro lo stesso tema, ma che corrono parallelamente su binari diversi senza influenzarsi, Macrì ha visto, nel dicembre scorso, l'archiviazione dell'ipotesi di reato di peculato per l'acquisto delle quote di Ecolat, per spese e sponsorizzazioni, per un presunto (e quindi non dimostrato) uso non adeguato della carta di credito aziendale.

Ieri, 28 febbraio, è arrivata la doppia assoluzione con la sentenza di primo grado. Nessuna condanna penale quindi ha colpito Macrì. 

Sul fronte della delibera di Anac invece, dopo la decadenza immediata, il 13 ottobre si è espresso il Tar del Lazio: tramite il suo legale, Francesco Macrì aveva chiesto il reintegro alla presidenza della partecipata. Il tribunale amministrativo però non ha accolto l'istanza.

L'avvocato Viciconte, preparate le carte, ha instradato il ricorso al grado successivo e cioé al Consiglio di Stato che deve ancora pronunciarsi.

"Ma Francesco Macrì potrebbe essere subito reintegrato nel suo ruolo" ha sempre ribadito il gruppo aretino di Fratelli d'Italia che ha chiesto a più riprese di riportare Macrì nel cda della partecipata e che sarebbe stato possibile senza conferirgli le deleghe gestionali che avevano causato il problema. Così scriveva il partito il 18 ottobre 2022, alcuni giorni dopo la decisione del Tar.

"Fratelli d'Italia ribadisce il concetto che la nomina di Francesco Macrì del 2016 era regolare, con conseguente assenza dei presupposti dell'esistenza di alcun reato, e che invece per Anac la nomina/conferma del 2017, con delle deleghe, necessitasse del periodo di congelamento. Questo periodo di congelamento scadrà nei primi mesi del 2023. Tanto premesso, Fratelli d'Italia Arezzo ritiene che una volta che si sia compiuto questo periodo di congelamento, Francesco Macrì debba tornare alla presidenza di Estra dove molto bene ha operato, affinché questa società abbia il supporto di un valido manager, profondo conoscitore del settore, e possa affrontare al meglio le difficili sfide che si prospettano alla multiutility Estra".

Le reazioni politiche di Fratelli d'Italia ad Arezzo e in Toscana

Il coordinamento provinciale del partito tuona: "deve finire la stagione che vede l'utilizzo del codice penale come arma politica".

"Francesco Macrì è stato assolto. Pienamente e da ogni capo d’imputazione. Rimane il troppo fango che si ripulisce a fatica, rimangono le ansie e le umiliazioni che sono durate per anni. Certo è facile, adesso, essere soddisfatti perché giustizia è stata fatta. Ma su Estra è stata gettata un’ombra grande e su Francesco Macrì è stata calata un’ombra più grande e più pesante, che ora si va dissolvendo. Come Fdi abbiamo il massimo rispetto per la magistratura, sia quella inquirente che quella giudicante. Ma in questo caso apparivano inconsistenti le accuse verso Macrì e abbiamo avuto ragione.  Solo una considerazione rimane da fare una volta letta dal giudice la sentenza: deve finire la stagione che vede l’utilizzo del codice penale come arma politica. Qualcuno è convinto che il centro destra possa essere battuto solo nelle aule di giustizia e non nelle urne elettorali. Stavolta, però, gli è andata male. A settembre abbiamo vinto nelle urne nazionali e a febbraio in Tribunale ad Arezzo. Al sindaco Ghinelli va la nostra solidarietà per la condanna, anche se marginale, su cui nutriamo più di una perplessità, nella consapevolezza che potrà continuare il suo lavoro fino alla scadenza del mandato. È forse però arrivata l'ora che la giustizia faccia il suo lavoro, con professionalità e autonomia, e la politica faccia il suo, con competenza, efficacia e celerità, senza che vi siano invasioni di campo della prima sulla seconda, in  assenza di solide e reali prove, ma solo basate su fragili teoremi."

Parla anche il deputato Fabrizio Rossi che è il coordinatore regionale di Fdi Toscana:

 “La giustizia ha fatto il suo corso, ma il fango mediatico e politico lanciato contro Francesco Macrì in questi anni deve far riflettere tutti. Prima di condannare una persona, bisogna aspettare le sentenze dei tribunali. Finalmente si è chiuso un sipario doloroso sia per Fratelli d’Italia Arezzo, ma soprattutto per Francesco Macrì, una persona pulita, onesta e seria, che il tribunale di Arezzo ha assolto da ogni capo d’imputazione. Come cittadini e come istituzioni dobbiamo avere fiducia e rispetto verso la magistratura, ma dobbiamo anche ribadire che deve finire l’uso politico di ricorrere alla magistratura per cercare di distruggere o abbattere l’avversario politico. Bisogna che tutti impariamo a riportare il confronto e il dibattito politico nei luoghi ad esso deputati, come quelli delle aule del Parlamento o dei consigli comunali e regionali, e non nelle aule dei tribunali. Quello che è stato fatto contro Francesco Macrì ne è l’ennesima riprova."

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